martedì 29 gennaio 2013

SPECIALE HCS:L'IMPERATORE TRAIANO


 Marco Ulpio Nerva Traiano, in latinoMarcus Ulpius Nerva Traianus (Italica18 settembre 53 – Selinus in Cilicia8 agosto 117), fu imperatore romano dal 98 al 117.
Sotto il suo comando supremo l'Impero Romano raggiunse la sua massima estensione territoriale (5,5 milioni di chilometri quadrati). Il suo titolo completo era IMPERATOR • CAESAR • DIVI • NERVAE • FILIVS • MARCVS • VLPIVS • NERVA • TRAIANVS • OPTIMVS • AVGVSTVS • FORTISSIMVS • PRINCEPS • GERMANICVS • DACICVS • PARTHICVS.[1]

Origini familiari [modifica]

Traiano era figlio di un importante senatore che portava il suo stesso nome. Apparteneva ad una famiglia, quella degli Ulpi, che, sebbene provinciale, era eminente e di rango senatorio. Gli Ulpi erano una famiglia italica stabilitasi nella provincia iberica di Baetica (odierna Andalusia -Spagna), la quale mantenne però sempre contatti con la terra d'origine, dove aveva interessi economici dovuti a proprietà fondiarie.
Traiano nacque il 18 settembre 53 ad Italica (fondata da Scipione l'Africano), odierna Santiponce, non lontano dall'attuale Siviglia. La madre, Marcia, era Iberica, il padre non fu solo senatore, ma aveva ricoperto altre cariche importanti, tra cui: il proconsolato d'Asia, il consolato e nel 76-77 il governatorato della Siria (Legatus pro praetore Syriae). La carriera di Traiano cominciò con la sua scelta di prestare servizio tra i ranghi dell'esercito romano. Seguì le varie tappe del cursus honorum ordinario; fu questore, pretore e poi legatus legionis della legio X Fretensis in Sirianei primi anni dell'impero di Vespasiano (attorno al 75).[2] Questo gli diede la possibilità di acquisire una certa conoscenza sulle frontiere e sulla vita da soldato prima e da ufficiale poi. Fu tribuno militare e poi console, con Manio Acilio Glabrione nel 91, nel 96 divenne Governatore della Germania prestando servizio su quella che era una delle frontiere più turbolente dell'impero lungo le rive del Reno. Prese parte alle guerre dell'imperatore Domiziano contro i popoli della Germania, ed era conosciuto come uno dei migliori comandanti dell'impero quando, nel 96,Domiziano fu ucciso.

Ascesa [modifica]

La sua notorietà nell’ambito militare gli fu utile sotto il governo del successore di Domiziano, Nerva, anziano senatore, impopolare in questi ambienti e che quindi aveva bisogno di un intermediario per averne l'appoggio. Per questo, oltre che per l'eccellenza della persona, Nerva adottò Traiano come figlio e come successore nella primavera del 97. La sua rapida ascesa fu dovuta a diversi motivi: il padre era in difficoltà a causa di una rivolta di pretoriani e quindi considerò opportuna l'ascesa di un buon generale, di nobiltà recente, ma solida e popolare. Il secondo motivo fu inoltre probabilmente dato dal fatto che Traiano era a capo delle legioni più prossime all’Italia e che quindi disponeva di un esercito fedele e pronto ad appoggiarlo; infine esso era probabilmente l’unico in grado di riprendere le orme politiche del padre adottivo le quali si basavano su un governo di tipo assistenziale, per questo Traiano fu eletto a capo dello stato nel 98 e vi rimase fino al 117.

Il principato (98-117) [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Monetazione da Nerva ad Adriano.

Politica interna [modifica]

Amministrazione interna e provinciale [modifica]
Busto di Traiano conservato al British Museum, conservato al British Museum.
Il popolo di Roma salutò il suo nuovo imperatore con grande entusiasmo, ed egli seppe essere riconoscente e degno di tale onore governando bene e senza i bagni di sangue che avevano caratterizzato il regno di Domiziano. Traiano si trovava a Colonia quando la notizia della sua nomina lo raggiunse, a seguito di una gara di messaggeri vinta da suo cugino e futuro successore Adriano. Diventava Imperatore il 27 gennaio 98, all'età di quarantacinque anni. Fu il primo Imperatore non italico, poiché nato in Hispania. Il dominio romano rivelava così una nuova svolta: la penisola italica stava perdendo il suo ruolo centrale nella politica romana. Una volta divenuto Imperatore non si recò subito nella capitale, ma si limitò a sostituire alcuni uomini infidi, a punire i pretoriani coinvolti nella rivolta contro il predecessore, riducendo della metà il tradizionale donativo per celebrare l'ascesa al trono. Entrò in Roma due anni dopo, dopo aver sistemato le cose sul confine renano.
Liberò molta gente che era stata ingiustamente imprigionata da Domiziano e restituì una gran quantità di proprietà private che Domiziano aveva confiscato; procedura già iniziata da Nerva prima della sua morte. La sua popolarità fu tale che il senato gli concesse il titolo onorifico di optimus, "il migliore".
Il senatore Plinio gli rivolse, durante la cerimonia in senato, un interminabile panegirico in cui chiese inoltre che al Senato fosse concesso un maggior coinvolgimento nella conduzione degli affari dell'amministrazione pubblica dello Stato. Traiano accolse alacremente queste richieste, e chiamò molti dei “padri coscritti” (senatori) a governare le province romane. Tuttavia mantenne saldo su di essi un controllo molto forte, occupandosi scrupolosamente dei bisogni delle varie Provincie e arrogandosi, per esempio, i permessi per l'edificazione di edifici ad uso pubblico. Questo gli consentì di smascherare e punire molti Senatori rei del reato di concussione, che avevano approfittato della politica indulgente del precedente Imperatore Nerva. Traiano si avvalse di un organo giudicante creato da lui allo scopo di indagare su questi reati, il Consilium Principis, del quale fecero parte tra i migliori giuristi dell'epoca. Numerosi furono gli indagati per casi di malgoverno delle province, sebbene il Senato stesso abbia poi emanato sentenze generalmente favorevoli.
Lo storico romano Cassio Dione Cocceiano ci ha tramandato la notizia che Traiano fosse aduso ad intrattenere rapporti sessuali sia con donne che con maschi e amasse molto il vino, trovandosi non di rado in stato di ubriachezza.
D'altra parte fu uno degli imperatori più seri e corretti, caratteristiche che ne facevano un ottimo princeps che sapeva gestire al meglio gli affari della res publica. Non fu mai corrotto dal potere e non usò mai il suo titolo e il suo potere per scavalcare la legge, anzi riconobbe sempre il primato di quest'ultima anche sopra la sua carica. Eliminò tutti quei rituali decadenti tipici di un monarca orientale come l'abbraccio del piede, il baciamano, il palanchino ondeggiante con i battistrada. Seppe farsi amare da tutti, in particolare dalle due parti sociali più importanti: il Senato e l'esercito. Era un conservatore, convinto che il progresso derivasse più da una oculata amministrazione che da imponenti riforme.
Traiano il Costruttore [modifica]
Il Porto di Traiano esagonale ad Ostia
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi le voci arte traianeaforo di Traiano e porto di Traiano.
L'impero, che fino a quel momento si era in continuazione ampliato, sotto Traiano finalmente impegnò le sue risorse per il miglioramento delle condizioni di vita piuttosto che sulle nuove conquiste. Traiano rafforzò la viabilità restaurando le principali strade che si diramavano dall'Urbe collegandola al resto dell'Impero. Costruì ex novo il celeberrimo porto di Traiano esagonale nella zona di Fiumicino (i cui resti sono ancor oggi imponenti) che collegava Roma con le regioni occidentali dell'Impero. L'opera fu senz'altro tra le più importanti per la Città, che ovviò così ai suoi problemi di approvvigionamento ormai fuori dalla portata del già esistente "Porto di Claudio". Incaricato al progetto fu l'architetto Apollodoro di Damasco; i lavori durarono dal 100 al 112, con la creazione di un bacino di forma esagonale con lati di 358 metri e profondo 5 metri (al contrario della trascuratezza degli ingegneri di Claudio), con una superficie di 32 ettari e 2000 metri di banchina. Fu costruito un ulteriore canale, e il collegamento ad Ostia fu assicurato da una strada a due corsie lastricata.
Il porto di Ostia era utile soprattutto per i traffici con il Mediterraneo occidentale; per facilitare la navigazione tra Roma e l'Oriente, Traiano ordinò l'ampliamento del porto adriatico di Ancona, ove fece costruire perciò un poderoso molo, per migliorare la protezione dalle onde già offerta dal promontorio sul quale sorge la città; il Senato e il popolo romano, per ringraziare l'imperatore di aver reso più sicuro l'ingresso d'Italia, fecero costruire sul nuovo molo un arco[3]; le opere anconitane sono anch'esse attribuite ad Apollodoro di Damasco[4].
Pensando anche al miglioramento delle comunicazioni terrestri, Traiano curò un nuovo tragitto per la via Appia verso il porto di Brindisi, che partiva da un altro arco edificato a Benevento. Attuò una serie di bonifiche nell'Agro Pontino nella regione delle Paludi Pontine; vennero così strappati numerosi terreni agli acquitrini.
Il complesso del Foro di Traiano nel cuore dell'Urbe
Roma rinnovò il centro cittadino con la costruzione di un immenso foro e di edifici in laterizio ad esso contigui, destinati alla pubblica amministrazione, che si appoggiavano al taglio delle pendici del Quirinale e della sella montuosa tra questo e il Campidoglio. Lo straordinario complesso del foro Traianeo risolse i problemi di congestione e sovraffollamento dell'area nel centro della città antica attorno alla Via Sacra. Le dimensioni straordinarie dell'opera (anche questa supervisionata da Apollodoro di Damasco) erano tali da emulare in grandezza quella di tutti gli altri fori messi insieme. Oltre alla pubblica Basilica Ulpia, la piazza, i colonnati, gli uffici, le biblioteche, e il tempio del divo Traiano, eresse nel suo foro la Colonna Traiana come celebrazione delle sue conquiste militari nella campagna di Dacia, ancor oggi uno dei simboli dell'eternità di Roma. Alta 30 metri circa e larga 4, in origine colorata, all'interno una scala a chiocciola porta sulla cima. All'esterno si avvolge a spirale sulla colonna un fregio di 200 metri largo 1 con scolpite più di 2000 figure in bassorilievo. La colonna era sormontata da una statua dell'imperatore (sostituita nel 1588 da una di san Pietro), e alla base venne collocata l'urna cineraria d'oro contenenti le ceneri del defunto imperatore che ebbe l'onore eccezionale di essere seppellito dentro le mura della città (l'urna d'oro venne trafugata dai Visigoti nel sacco di Roma (410) e se ne persero le tracce).
A Traiano si deve la costruzione di un altro acquedotto che aumentava ulteriormente la portata dei rifornimenti idrici in Roma, che erano già abbondantemente assicurati dagli acquedotti costruiti in precedenza e soprattutto da quello noto come Anio Novus (costruito sotto Claudio). I lavori iniziarono nel 109, la struttura avrebbe dovuto raccogliere le acque delle sorgenti sui monti Sabatini, presso il lago di Bracciano (lacus Sabatinus). La lunghezza complessiva era di circa 57 km e la portata giornaliera di circa 2.848 quinarie, pari a poco più di 118.000 m³. Raggiungeva la città con un percorso in gran parte sotterraneo lungo le vie Clodia e Trionfale e poi su arcate lungo la via Aurelia. Arrivava a Roma sul colle Gianicolo, sulla riva destra del fiume Tevere. L'estensione della rete idrica fu incentivata non solo a Roma, ma anche in Dalmazia, nella natia Spagna e in oriente, cioè laddove i climi aridi richiedevano maggiori approvvigionamenti idrici. A Roma Traiano fece ampliare i canali sotterranei e i cunicoli della Cloaca Massima per il deflusso più efficiente delle acque piovane e delle acque reflue che venivano scaricate nel Tevere. Quest'ultimo poi venne rinforzato con argini e canali lungo tutto il suo perimetro più a rischio in modo da evitare straripamenti da parte del fiume della Città. Per lo svago e il piacere della plebe, Traiano fece eseguire alcuni dei lavori che danno a Roma l'aspetto che grossomodo hanno tutti nell'immaginario comune della Città. Fece ricostruire e ampliare definitivamente il Circo Massimo del quale i primi tre anelli alla base della struttura furono eretti con calcestruzzo e rivestiti da mattoni e marmi, solo l'anello superiore rimase in legno; la struttura divenne sicura e antincendio, favorendo la costruzione di botteghe e negozi ai suoi lati. Sul colle Oppio fece erigere delle grandiose terme sui resti della Domus Aurea di Nerone; si accedeva da un grande propileo che immetteva direttamente alla natatio, la piscina a cielo aperto. Sulla riva destra del Tevere dove sorge l'attuale Castel Sant'Angelo fece realizzare un'area per le naumachie(riproduzione di battaglie navali). Gli sforzi edilizi dell'imperatore non si concentrarono solo sulla Capitale, ma su tutto l'impero.
In Egitto collegò il Nilo al Mar Rosso con un grande canale (fiume Traiano). Fondò molte colonie qua e là per l'Impero. In Dacia (dopo averla sottomessa) favorì la colonizzazione e la fondazione di nuove colonie che romanizzarono rapidamente la provincia. La Colonia Ulpia Traiana sorse sulle ceneri della barbara Sarmizegetusa Regia. Fece costruire molti ponti, tra i più famosi ricordiamo quello sul Tago nei pressi della città spagnola di Alcantara e, il più lungo, sul Danubio presso Drobeta, costruito in occasione della campagna di Dacia (1.135 m); costruito col duplice intento di garantire una via di rifornimento per le legioni che avanzavano e di terrorizzare e scoraggiare i nemici di fronte ad una simile dimostrazione di superiorità tecnologica, logistica e militare.
Traiano uomo di stato [modifica]
Busto di Traiano, della tipologia relativa alritratto del decennale di regno
Traiano non concentrò le sue energie e quelle dell'Impero solo su campagne militari e costruzioni di edifici pubblici. Fu anche un oculato statista efilantropo, interessato alle condizioni dei suoi cittadini e pertanto attento nelle riforme sociali e politiche. Egli, infatti, in materia giudiziaria diminuì i tempi dei processi, proibì le accuse anonime, acconsentì il risvolgimento del processo in caso di condanna in contumacia e proibì le condanne in mancanza di prove solide o in presenza di qualsiasi dubbio. In materia economica e sociale trovò modo di organizzare la burocrazia e promulgò leggi a favore della piccola proprietà contadina, la cui base era minacciata dall'estendersi del latifondo. Traiano favorì il ripopolamento di liberi contadini nella penisola, investendo capitali e fornendo ai coloni i mezzi per il sostentamento e il lavoro nei campi; in cambio i coloni si impegnavano a versare una parte dei raccolti come saldo del debito. Questo sistema, noto come colonato, aveva bisogno del controllo da parte dello stato affinché potesse funzionare. Da un lato bisognava impedire che gli esattori delle imposte depredassero i coloni o che i latifondisti esigessero più del dovuto riducendo alla miseria e alla semischiavitù i contadini; dall'altro bisognava difendere i coloni dai briganti e gli invasori che avrebbero potuto devastare le terre costringendoli all'abbandono delle campagne e a riversarsi in città lasciando le terre incolte. Per ovviare al declino dell'agricoltura italica impose ai senatori di investire in Italia almeno un terzo dei loro capitali. Pose dei limiti all'emigrazioni dalla penisola, tentando di incentivare la presenza del ceto imprenditore e della manodopera in un'Italia che stava perdendo la sua centralità e che stava per avviarsi ad una fase di declino. Traiano fece bruciare i registri delle tasse arretrate (raffigurato in quest'atto nei Plutei della Curia) per alleggerire la pressione fiscale sulle province e abolì alcune tassazioni che gravavano sui provinciali e gli italici; poté così creare una sorta di cassa risparmio popolare che concedeva prestiti ai piccoli contadini e imprenditori romani che beneficiarono così di larghe concessioni; vennero poi favorite le prime cooperative e associazioni dei mestieri.
Monete con l'effige di Traiano con l'appellativo di Optimus Princeps
Traiano fu soprattutto un grande filantropo e protettore della gioventù romana. Per ovviare alla miseria dei ceti più bassi, e tentare di risollevare le condizioni della declinante economia italica, fece istituire l'Institutio Alimentaria. Con quest'ultimo provvedimento Traiano sacrificò parte del suo patrimonio personale per assicurare a centinaia di bambini e giovani bisognosi il sostentamento. Sull'Arco di Traiano di Benevento è raffigurata la distribuzione di viveri alla popolazione e soprattutto ai bambini poveri in base alla Institutio Alimentaria. Così pure dei rilievi sono conservati nel Foro Romano, riferentisi all'istituzione degli «Alimenta Italiae» in favore dei «pueri et puellae alimentari». Con i ricavati e i proventi delle riforme attuate, Traiano edificò collegi e orfanotrofi per i figli illegittimi e gli orfani dei suoi soldati garantendo loro un sussidio mensile e un'istruzione adeguata. Così facendo, l'imperatore garantì agli imperatori successivi un ceto dirigente abile e capace. I problemi economici vennero risolti con le campagne militari, che avevano il doppio intento di pacificare i confini e reperire l'oro e l'argento necessari per le costruzioni, le riforme e per colmare il deficit economico degli imperatori precedenti. Il suo successore, Adriano, si trovò a reggere le sorti di un impero economicamente in attivo.

Politica estera [modifica]

La conquista della Dacia (101-106) [modifica]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi le voci Conquista della Dacia e colonna di Traiano.
Nonostante ciò Traiano è più conosciuto nella storia come conquistatore. Nel 101, lanciò una spedizione verso il regno di Dacia, sulla riva settentrionale del Danubio, e, l'anno seguente, costrinse il re Decebalo a sottomettersi a lui dopo essersi accampato a pochi chilometri dalla capitale, Sarmizegetusa Regia. Traiano quindi tornò a Roma in trionfo e gli fu accordato il titolo di Dacicus maximus.
Tuttavia, Decebalo iniziò subito a tramare premendo ancora sulle frontiere e cercando di raggiungere i vicini regni sulla riva settentrionale del Danubio per unirsi a loro. Traiano scese di nuovo in campo, e partendo da Ancona arrivò sulle rive del Danubio. Le fonti parlano di 13 legioni mosse per sottomettere definitivamente quella terra ricca d'oro e quel popolo che durante il regno di Domiziano aveva messo la Mesia a ferro e fuoco. L'esercito Romano accampato sul Danubio atterrì l'animo dei Daci facendo costruire un ponte (il ponte di Traiano) sul fiume per spostare le legioni (impresa molto simile per altro a quella di Cesare). L'architetto, Apollodoro di Damasco sembra abbia edificato questo mostro dell'architettura di 1070m col duplice scopo di far attraversare il Danubio e scoraggiare i nemici. Nonostante la forza e la veemenza dei Daci (costoro erano talmente fanatici che se non cadevano in battaglia si suicidavano per il loro dio Zalmoxis) l'avanzata dell'esercito di Roma fino alla capitale Sarmizegetusa Regia non subì intoppi grazie alla sua superiorità numerica e logistica, e alle tattiche ormai consolidate da secoli di guerre e assedi. (La collaudata testuggine, per esempio, fu il nerbo delle tattiche di assedio in Dacia. In occasione di queste battaglie, però, Traiano introdusse una nuova arma, il carrobalista, ovvero l'antenato del cannone da campagna, un mezzo che univa la mobilità necessaria in battaglia ad una grande potenza e che contribuì alla vittoria romana). Sarmizegetusa Regia fu distrutta, Decebalo si suicidò, e sul posto dell'antica capitale Traiano fondò una nuova città, Ulpia Traiana Sarmizegetusa, popolò la Dacia con coloni romani e la annesse come provincia all'impero. Nonostante sia stata l'ultima provincia conquistata dall'impero romano, ebbe un processo di "romanizzazione" più veloce rispetto alle altre, sia nei costumi che nella lingua, prove ne sono che quella provincia assunse il nome di Romania, e che l' idioma ancora oggi parlatovi, il Rumeno, è una lingua neolatina. Queste imprese furono celebrate nel fregio della Colonna di Traiano in Via dei Fori imperiali a Roma.
Conquista dell'Arabia e carteggio con Plinio "il giovane" [modifica]
Nello stesso periodo, il regno dei Nabatei (Arabia nord occidentale) finì con la morte del suo ultimo re. Quando nel 101 re Agrippa II morì senza successori diretti, lasciò in eredità il suo regno a Traiano, così, mentre la Dacia veniva conquistata, l'impero acquisiva quella che sarebbe divenuta la provincia di Arabia (per la geografia odierna si tratta della parte meridionale della Giordania e di una piccola parte dell'Arabia Saudita). Il piccolo regno fu inglobato nella provincia romana di Giudea. Intorno al 106 Traiano decise di consolidare il possesso di quella piccola striscia di terra tramite l'annessione del Regno dei Nabatei. In questo modo si assicurò un collegamento continuo dall'Egitto alle province asiatiche. Tutto il Mediterraneo era da quel momento in mano ai Romani, i quali lo considerarono a ragion veduta "un lago privato", conferendogli il titolo di "mare Nostrum". Giudea e Arabia Nabatea sarebbero state due eccellenti piattaforme di partenza per le future campagne orientali di Traiano.
Per i successivi otto anni, Traiano non si occupò di imprese militari cogliendo però ugualmente molti successi. Durante questo periodo ebbe una corrispondenza con Plinio "il giovane", dal 111 al 113 governatore della Bitinia, su varie tematiche politico-amministrative (si trattava, tecnicamente, di un rescritto); spicca il carteggio relativo al trattamento da riservare ai cristiani, nel quale l'Imperatore suggeriva di non praticare un'indiscriminata repressione, ma di punirli solo in presenza di prove certe dell'adesione a questa religione o qualora essi non abiurassero. Costruì molti nuovi edifici, monumenti e strade in Italia e nella nativa Spagna, compreso lo stupendo Foro di Traiano i cui resti sono ancor oggi visibili a Roma.
Le campagne orientali (114-117) [modifica]
Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Campagne partiche di Traiano.
Impero romano al tempo di Traiano
Nel 113, Traiano decise di procedere all'invasione del regno dei Parti. Il motivo, che l'imperatore addusse per giustificare la sua ultima campagna, fu la necessità di porre rimedio alla provocazione rappresentata dalla decisione dei Parti di porre un re sul trono di Armenia, senza chiedere il consenso dei Romani. L'Armenia era lo stato cuscinetto tra Roma e i Parti. Un regno su cui fin dal tempo di Nerone, 50 anni prima, l'Impero romano tentava di stabilire la sua egemonia nel suo confronto politico e militare con i Parti. Traiano per prima cosa marciò sull'Armenia, depose il re, e procedette ad inglobare i territori del regno all'Impero romano. Poi si diresse a sud contro la Partia stessa, conquistando le città di BabiloniaSeleucia e infine la capitale Ctesifonte nel 116. Continuò poi verso sud fino al Golfo Persico, dove dichiarò la Mesopotamia nuova provincia dell'impero, lamentandosi di essere troppo vecchio per seguire le orme di Alessandro Magno.
Non solo tutta la Mesopotamia era occupata ma le avanguardie dell'armata romana, comandate da Luiso Quieto si protendevano verso le prime catene montuose della Persia. Ma la conquista non era ancora ben salda, la vastità dei territori occupati e la presenza di sacche di resistenza e la tattica della guerriglia con arcieri a cavallo, usata dai Parti, la mettevano in pericolo. Nel 116, Traiano, conscio delle difficoltà, pensò di dover adottare le armi della politica, facendo salire sul trono dell'impero partico un re suo vassallo: il giovanePartamaspate.
Fu allora che la fortuna in guerra e la salute tradirono Traiano. La città fortificata di Hatra, sul Tigri resistette all'assedio imperiale, provocando numerosi morti nelle file degli assedianti romani. E non solo, in Giudea e in Siria scoppiarono sanguinose rivolte. Traiano fu costretto a spostare le sue armate verso ovest, attestando le truppe non più lungo l'Eufrate, ma a ridosso del Tigri, proprio per reprimere le ribellioni. Probabilmente lui vedeva tutto questo come una semplice battuta di arresto, ma il destino gli avrebbe precluso la possibilità di condurre nuovamente l'esercito romano verso oriente.

La successione [modifica]

Più tardi, nel 116, mentre era in Cilicia preparando un'altra guerra contro la Partia, Traiano si ammalò. La sua salute declinò durante la primavera e l'estate del 117, finché l'8 agosto morì a Selinunte (Seliki) in Cilicia (odierna Gazipaşa). Non è certo che abbia effettivamente nominato Adriano suo successore, di cui conosceva le differenze caratteriali rispetto a sé. La moglie Plotina deve comunque aver certamente contribuito in qualche modo alla sua elezione ad imperatore, se Traiano lo ha effettivamente adottato in punto di morte. Adriano, all'inizio del suo regno, rinunciò in Mesopotamia al dominio sui Parti. Tuttavia furono conservati tutti gli altri territori conquistati da Traiano. Le ceneri dell'Optimus vennero raccolte in un'urna d'oro, posta dentro la Colonna Traiana, derogando all'antica legge che impediva le sepolture all'interno del perimetro cittadino. L'urna venne in seguito trafugata durante le invasioni barbariche, e se ne persero le tracce, essendo stata presumibilmente fusa.

Il mito dell'Optimus Princeps [modifica]

Per il resto della storia dell'Impero Romano e per buona parte di quella dell'Impero Bizantino, ogni nuovo Imperatore dopo Traiano veniva salutato dal Senatocon l'augurio: possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano!). In epoca medievale, si diffuse la leggenda secondo la quale papa Gregorio Magno, colpito dalla bontà dell'Imperatore, avrebbe ottenuto da Dio la resurrezione di lui per il tempo necessario ad impartirgli il battesimo. Dante riporta questa leggenda nella Divina Commedia, ponendo Traiano in Paradiso, nel Cielo di Giove, e precisamente fra i sei spiriti giusti che formano l'occhio della mistica aquila.
Molti aneddoti circondano la figura di Traiano, uno di questi vuole che una vedova lo abbia fermato mentre si dirigeva verso la Dacia per la sua campagna. Questa in lacrime lo fermò implorandolo di renderle giustizia, trovando e punendo giustamente il colpevole della morte del figlio. Traiano la rassicurò dicendo che avrebbe provveduto al caso al suo ritorno. Al che la vedova gli ricordò che sarebbe potuto non tornare, quindi Traiano le garantì che in quel caso ci avrebbe pensato il suo erede-successore in sua vece. La vedova allora gli fece notare che in quel caso non avrebbe mantenuto la sua promessa, perché non ci avrebbe pensato lui di persona e anche se le fosse stata resa giustizia non sarebbe stato per merito suo. Traiano allora smontò da cavallo, cercò e punì il colpevole, rese giustizia alla vedova e ripartì per la guerra. Anche questa vicenda è ripresa da Dante nel Canto X del Purgatorio come esempio di umiltà.
Un altro descrive una matrona che andò da Traiano accusando il marito di maltrattamenti e di averla ridotta in povertà: "Vedi", gli disse "come sono ridotta? Un tempo ero grassa e ora, per i cattivi trattamenti di lui, sono sparuta e magra. E si è mangiato tutto il mio avere!" "E che importa a me di questo?" rispose l'imperatore. "Non è tutto", riprese la donna, "dice sempre male del tuo governo e critica aspramente ogni cosa che fai". E l'imperatore: "E che importa a te di questo?"[senza fonte]
Proprio per essere più vicino al popolo romano, Traiano fece scrivere sulla porta della sua residenza Palazzo Pubblico, perché ognuno potesse entrarvi liberamente. Addirittura, egli era solito ricevere, di persona e senza appuntamento, chiunque volesse ottenere da lui giustizia. Da qui deriva un altro celebre aneddoto: alle rimostranze del suo segretario che si lamentava del fatto che il suo padrone si fidasse troppo incautamente di tutti, Traiano rispose: "Tratto tutti come vorrei che l'Imperatore trattasse me, se fossi un privato cittadino".[senza fonte]
Diversamente da quanto avvenne per molti apprezzati governanti nella storia, l'ottima reputazione di Traiano è rimasta intatta per 1900 anni fino ad oggi.

Titolatura imperiale [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Monetazione da Nerva ad Adriano.
Titolatura imperialeNumero di volteDatazione evento
Tribunicia potestas21 volte:la prima volta (I) il 27 ottobre 97, la seconda (II) il 27 gennaio 98, la terza (III) il 10 dicembre 98, poi rinnovata annualmente ogni 10 dicembre fino alla ventunesima (XXI) del116.
Consolato6 volte:nel 9198100101103 e 112.[5]
Salutatio imperatoria13 volte:[5]I (al momento della assunzione del potere imperiale),[5] II (101), III e IV (102),[5] V (105) e VI (106),[5] VII e VIII (114), IX, X e XI (115), XIII (116).
Titoli vittoriosi3 volte:Germanicus nell'ottobre del 97,[5] Dacicus nel 102[5] e Parthicus nel 114.[5]
Altri titoli3 volte:Pater Patriae[5] e Pontifex Maximus nel 98 e di Optimus Princeps nel settembre 114.[5]

Note [modifica]

  1. ^ a b AE 1927, 161AE 1928, 155AE 1968, 510AE 1990, 868AE 1993, 1240AE 1934, 177CIL XVI, 62 (p 215); CIL XIII, 6822CILXVI, 64AE 1912, 179AE 2006, 1863AE 1999, 1188AE 1984, 830.
  2. ^ AE 1977, 829AE 1983, 927.
  3. ^ Così recita l'iscrizione posta sull'arco, ancor oggi visibile.
  4. ^ Mario Natalucci, Ancona nei secoli
  5. ^ a b c d e f g h i j Chris Scarre, Chronicle of the Roman Emperors, London 1995, p.90.    WIKIPEDIA.IT

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