domenica 1 giugno 2014

SPECIALE HCS:LA STORIA DELL'URSS:UNIONE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE

La storia dell'Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche(URSS) venne caratterizzata da quattro eventi politici fondamentali: il consolidamento della rivoluzione d'ottobre, la morte di Vladimir Lenin e il dominio di Josif Stalin che andò ad intrecciarsi con il secondo conflitto mondiale e la grande guerra patriottica.
Un ruolo di primo piano lo ebbe Iosif Stalin, che cercò di rimodellare la società sovietica con un'aggressiva programmazione economica, dando particolare rilevanza ad una radicale collettivizzazione dell'agricoltura ed allo sviluppo dell'industria, in particolare quella pesante. Inoltre egli dotò l'URSS di una polizia segreta molto efficiente e di un partito in grado di avere un'enorme influenza nel paese; gli oppositori del dittatore georgiano puntano il dito contro le sue celebri "purghe" che eliminarono un elevato numero di oppositori del regime.
Alla morte di Stalin, l'URSS era ormai diventata una grande potenza mondiale: non solo esercitava il ruolo di stato-guida del mondo comunista, ma aveva anche creato un'alleanza di stati comunisti (il patto di Varsavia) che si frapponevano frontalmente e dichiaratamente agli Stati Uniti e al mondocapitalista. La forza militare dimostrata nello scontro contro il Terzo Reich e il possesso della bomba atomica, fatta esplodere per la prima volta nel1949, furono due elementi che resero ancora più accesa la guerra fredda URSS-USA.
Durante la guerra civile, Lenin adottò il comunismo di guerra, una politica economica che comportava la suddivisione delle proprietà terriere e la confisca dei surplus agricoli. La rivolta di Kronstadt segnalò la crescente impopolarità del comunismo di guerra nelle campagne: nel marzo 1921, alla fine della guerra civile, i marinai disillusi, principalmente contadini che erano stati inizialmente dei convinti sostenitori dei Bolscevichi, sotto il governo provvisorio, si rivoltarono contro il nuovo regime. Anche se l'Armata Rossa, comandata da Lev Trotsky, attraversò il Mar Balticocongelato e soffocò rapidamente la rivolta, questo segno di crescente malcontento costrinse il Partito, alla cui guida era Lenin, ad incoraggiare una vasta alleanza con la classe operaia e i contadini (che erano l'80% della popolazione), anche se i Marxisti-Leninisti ortodossi favorivano un regime rappresentativo unicamente degli interessi del proletariato rivoluzionario.
Lenin, di conseguenza pose fine al comunismo di guerra e istituì la Nuova Politica Economica (NEP) incoraggiata anche da un altro eminente membro del partito, Nikolaj Ivanovič Bucharin, nel quale lo stato permetteva l'esistenza di un mercato limitato. Vennero consentite piccole imprese private, la possibilità di assumere manodopera da parte di queste ultime (sia industriali, sia contadine) e la possibilità per investitori esteri di partecipare ad alcune attività economiche.
La NEP Sovietica (1921-1929) fu essenzialmente un periodo di "socialismo di mercato", simile a quello della riforma di Deng nella Cina comunista dopo il 1978, in quanto entrambi prevedevano un ruolo per l'impresa privata e un mercato basato sul commercio e i prezzi, piuttosto che sulla pianificazione centralizzata. Come interessante aneddoto, durante il primo incontro, agli inizi degli anni ottanta, tra Deng Xiaoping e Armand Hammer, un industriale americano e prominente investitore nell'Unione Sovietica di Lenin, Deng premette su Hammer per ottenere più informazioni possibili sulla NEP.
Con i nuovi incentivi di mercato che aumentavano la produttività, le rendite agricole non solo recuperarono i livelli ottenuti prima dellaRivoluzione Bolscevica, ma migliorarono molto. La frammentazione delle proprietà terriere quasi feudali dell'era Zarista diede ai contadini grandi incentivi per massimizzare la produzione. Essendo in grado di vendere il loro surplus sul mercato libero, le spese dei contadini diedero una spinta al settore manifatturiero delle aree urbane. Come risultato del NEP, e della frammentazione della proprietà terriera, mentre il Partito Comunista consolidava il suo potere, l'Unione Sovietica divenne il primo produttore di grano del mondo. La NEP ebbe però enormi limiti. L'industria russa era terribilmente debole, e i suoi prodotti, che erano scarsi sul mercato, avevano prezzi molto più alti rispetto a quelli agricoli. Questo determinò che i contadini non spendessero le eccedenze per comprare quei prodotti, ma preferivano accumularle, oppure utilizzarle per aumentare i propri consumi. Questo accadeva perché i contadini, abituati a politiche spietate, temevano che da un momento all'altro il governo alzasse il prezzo dei prodotti agricoli. Tutto questo non aiutò Lenin nel suo programma di sviluppo dell'industria, perché egli aveva previsto che, con la NEP, si potesse creare un'alleanza (per così dire) fra agricoltura e industria, che permettesse a quest'ultima di equipaggiare gradualmente l'agricoltura con mezzi più evoluti ed efficienti, così da permettere l'aumento della produttività, e liberare le risorse per l'acquisizione e la produzione dall'estero di attrezzature per l'industria.
L'agricoltura, comunque, si sarebbe ripresa dalla guerra civile più rapidamente dell'industria pesante. Le fabbriche, gravemente danneggiate dalla guerra civile e dal deprezzamento del capitale, erano molto meno produttive. In aggiunta, l'organizzazione delle imprese in cartelli o sindacati, rappresentanti un particolare settore dell'economia, avrebbe contribuito al disequilibrio tra l'offerta e la domanda associata ai monopoli. A causa della mancanza di incentivi portati dalla competitività dei mercati, i cartelli erano invogliati a vendere i loro prodotti a prezzi più alti.
La più lenta ripresa dell'industria pose alcuni problemi ai contadini, che costituivano circa l'80% della popolazione. Poiché l'agricoltura era relativamente più produttiva, gli indici relativi dei prezzi per i beni industriali erano più alti di quelli dei prodotti agricoli. Il risultato di questo fu che Trotsky parlò di Crisi delle forbici a causa della forma a forbice dei grafici rappresentanti i movimenti negli indici di prezzo relativi. In maniera più semplice, i contadini dovevano produrre più grano per acquistare i beni di consumo delle aree urbane. Come risultato, alcuni contadini trattennero gli eccessi di produzione in attesa di prezzi più alti, contribuendo a lievi carenze nelle città. Questo è il comportamento di un mercato speculativo ed alcuni degli esponenti di vertice del Partito Comunista, che non condividevano l'economia di mercato, censurarono questo fenomeno, considerandolo uno sfruttamento dei consumatori urbani.
Nel frattempo il Partito fece dei passi costruttivi per compensare la crisi, tentando di abbassare i prezzi dei beni manifatturieri e di stabilizzare l'inflazione, tramite l'imposizione del controllo dei prezzi sui beni industriali fondamentali e spezzando i cartelli allo scopo di incoraggiare la competizione del mercato.
Nel 1924 arrivarono i primi risultati diplomatici di rilievo per l'URSS: il 2 febbraio la Gran Bretagna riconobbe il governo sovietico, seguita cinque giorni dopo dall'Italia fascista[1]; qualche giorno prima (21 gennaio) era morto Lenin e, poiché i meccanismi di successione non erano stati stabiliti nelle procedure del Partito, la scomparsa del leader sollevò una feroce lotta tra fazioni. Questa "lotta per la successione" coinvolgeva principalmente due esponenti, Lev Trockij e Josif Stalin.
Trockij sosteneva che la rivoluzione dovesse essere una "rivoluzione permanente", cioè che si dovessero cogliere tutte le occasioni per organizzare e provocare la rivoluzione proletaria in tutto il mondo, specialmente in Europa; Stalin, al contrario, lanciò la formula opposta del "socialismo in un solo paese", cioè sostenne la possibilità di costruire in Russia una società socialista, senza la necessità che vi fosse una rivoluzione proletaria anche negli altri paesi dell'Occidente: più che una diversità di tattica il contrasto, oltre che rivelare ambizioni personali e volontà di potere, mostrava una differente concezione della società socialista. Mentre per Stalin, in sostanza, il socialismo si configurava come l'abbattimento delle classi capitalistiche e all'industrializzazione del paese, per Trockij il problema era assai più complesso.
Sotto il punto di vista economico, l'ala radicale guidata da Trockij si era da tempo opposta al NEP per ragioni ideologiche, e sfruttò la "crisi della forbice" per guadagnarsi un capitale ideologico sull'ala moderata del partito, che appoggiava il NEP, guidata da Nikolaj Ivanovič Bucharin. Inizialmente, Stalin si unì alla fazione Bukhariniana per sconfiggere Trockij; in seguito però, una volta che il suo rivale era stato esiliato, si schierò contro i moderati che appoggiavano il NEP allo scopo di consolidare il suo controllo sul Partito e sullo Stato.
Allo scopo di escogitare un pretesto per abbandonare la NEP, Stalin si mosse per sfruttare i problemi associati con la "crisi della forbice". In aggiunta a ciò, egli si indirizzò all'ascesa dei "Nepmen" (piccoli commercianti che traevano profitto dal fiorente commercio urbano-rurale) e dei "Kulaki" (la classe media emergente dei contadini e allevatori) sotto la NEP, come a nuove classi capitaliste, ostili al monopolio sul potere da parte del Partito. Poiché l'economia della NEP era un'economia mista, egli fu in grado di riconoscere nell'inflazione e disoccupazione i mali del mercato.
Stalin si mosse da un lato all'altro e liberò il Partito da entrambe le fazioni forgiando un percorso di sviluppo che integrava le idee di entrambi i campi. Adattò la posizione "di sinistra" che si opponeva all'agricoltura di mercato allo scopo di produrre rapidamente le basi materiali del comunismo nonostante le condizioni sfavorevoli. Ma appoggiò anche la nozione propria della fazione "di destra", che favoriva il concentrarsi sullo sviluppo economico invece che esportare la rivoluzione. Riguardo a questo, favorì anche la massiccia esportazione di grano e materie prime; le entrate ottenute dagli scambi con l'estero permisero all'Unione Sovietica di importare la tecnologia straniera necessaria allo sviluppo industriale.
A quel tempo, Stalin aveva una reputazione come rivoluzionario, "bolscevico devoto" e "braccio destro" di Lenin. In realtà Lenin diffidava di Stalin, e prima della sua morte aveva scritto una lettera al congresso dei soviet, nota come "Testamento di Lenin" in cui affermava che Stalin era "rude", "intollerante" e "capriccioso". Stalin e i suoi fiancheggiatori avevano fatto sparire queste lettere, che saltarono fuori solo dopo la morte di Stalin nel1953.
Le politiche industriali di Stalin migliorarono ampiamente la qualità della vita per la maggioranza della popolazione, anche se il discusso numero di vittime provocate da tali politiche macchia il risultato ottenuto.
L'occupazione, ad esempio, crebbe notevolmente; 3,9 milioni era la cifra attesa per il 1923, ma la cifra fu in realtà un incredibile 6,4 milioni. Per il 1937, il numero crebbe ancora, a circa 7,9 milioni, e nel 1940 era di 8,3 milioni. Tra il 1926 e il 1930, la popolazione urbana aumentò di 30 milioni di unità. La disoccupazione era stata un problema durante il periodo degli Zar e anche sotto il NEP, ma non fu un fattore principale dopo l'implementazione del programma di industrializzazione Stalinista. La mobilitazione di risorse per industrializzare la società agricola creò il bisogno di forza lavoro, il che significò che la disoccupazione andò virtualmente a zero. Vennero iniziati diversi progetti ambiziosi, e questi fornirono materie prime, non solo per gli armamenti, ma anche per i beni di consumo.
Le fabbriche di automobili di Mosca e Gor'kij producevano automobili che il pubblico poteva utilizzare, e l'espansione dell'industria pesante e della produzione di acciaio, rese possibile costruire un grande numero di automobili. La produzione di camion e auto, ad esempio, raggiunse le 200.000 unità nel 1931. Poiché gli operai dell'industria necessitavano di educazione, il numero di scuole aumentò. Nel 1927, 7,9 milioni di studenti frequentavano 118.558 scuole. Questi numeri salirono a 9,7 milioni di studenti e 166.275 scuole per il 1933. In aggiunta, 900 dipartimenti specialistici e 566 istituzioni vennero costruiti ed erano funzionanti per il 1933.
La popolazione sovietica beneficiò anche di un certo livello di liberalizzazione sociale. Le donne ricevevano un'educazione adeguata e paritetica, e avevano gli stessi diritti per l'impiego, accelerando il miglioramento delle loro condizioni di vita e delle relative famiglie. Lo sviluppo stalinista contribuì anche al progresso della sanità, che aumentò di molto le aspettative di vita per il tipico cittadino sovietico, e la sua qualità della vita. Le politiche di Stalin garantirono ai sovietici un accesso universale all'educazione e alla sanità, permettendo a questa generazione di essere la prima a non temere tifocolera e malaria. Il numero di casi per queste malattie scese ai minimi storici, aumentando l'aspettativa di vita di decenni.
Le donne sovietiche nel periodo di Stalin, furono anche la prima generazione di donne in grado di partorire con sicurezza negli ospedali, con accesso alle cure prenatali. L'educazione fu anch'essa un esempio di miglioramento della qualità della vita conseguente allo sviluppo economico. La generazione nata durante il governo di Stalin fu la prima quasi completamente alfabetizzata. Gli ingegneri venivano inviati all'estero per apprendere la tecnologia industriale, e centinaia di ingegneri stranieri vennero portati in Russia per lavorare a contratto. Anche i trasporti vennero migliorati, con la costruzione di molte nuove ferrovie. I lavoratori che eccedevano la loro quota di produzione, gli Stakhanovisti, ricevevano molti incentivi per il loro lavoro. Potevano quindi permettersi di comprare beni che venivano prodotti in massa dall'economia sovietica in rapida espansione.
Naturalmente, queste conquiste complessive non erano universali. I Kulak (i contadini benestanti), vennero insediati forzosamente in Siberia (gran parte dei kulak servì nei campi di lavoro forzato). Nel 1975, Abramov e Kocharli stimarono che 265.800 famiglie di kulak vennero inviate nei Gulag nel 1930. Nel 1979, Roy Medvedev usò le stime di Abramov e Kocharli per calcolare che 2,5 milioni di contadini vennero esiliati tra il 1930 e il 1931, ma egli sospetta di aver sottostimato il numero totale. Tragicamente, la Siberia era sia scarsamente popolata, che il luogo dove si trovavano la maggior parte delle risorse naturali dell'Unione Sovietica. Il lavoro forzato, in larga misura, spiega i livelli incredibilmente alti nello sfruttamento delle risorse naturali di base, durante le prime fasi dello sviluppo industriale.
Sin dal 1921, quando a Kronstadt ci fu la rivolta antisovietica dei marinai anarchici, socialisti rivoluzionari, menscevichi e anche bolscevichi (lo storico Nicolas Werth ritiene che circa la metà dei duemila bolscevichi della cittadina parteciparono all'insurrezione) contro il sistema sovietico, i dirigenti sovietici progettavano il superamento della dittatura del proletariato con forme crescenti di quella che definivano una democrazia proletariademocrazia socialista o democrazia popolare. La democrazia popolare si rivelava ben presto non il governo della maggioranza degli ex-oppressi ma ancora una volta quello di una minoranza che concentrava nelle sue mani tutti i poteri: politico, economico, ideologico; l'ispirazione democratica volta a promuovere l'interesse delle masse popolari restò il fine dichiarato e sostanzialmente falso dei dittatori comunisti.
In particolare Lenin diede inizio al terrorismo di Stato sovietico: nei presupposti dottrinari di quel tipo di pratica terroristica appariva evidente l'ambivalenza del terrorismo, inteso come strumento repressivo di ogni tentativo contrario ma pure come arma intimidatoria verso eventuali carenze di consenso o eccessi di libertà verificantesi tra le masse. Lo Stato sovietico era inteso come totale preminenza degl'interessi e dei diritti dello Stato-partito quindi come rigido finalismo statale subordinante l'esigenze e le attività dei singoli cittadini o gruppi sociali. La dittatura del partito comunista sul popolo russo fu attuata da Lenin con la rivoluzione bolscevica; l'opposizione di gruppi organizzati nell'àmbito del partito fu vietata nel 1921 dalle decisioni del X congresso. Stalin organizzò il passaggio dalla dittatura al totalitarismo; Stalin eliminò uno dopo l'altro i capi del partito che potessero reggere per prestigio e autorità al suo confronto e instaurò un regime di autocrazia personale detto anche stalinismo.
Mediante la collettivizzazione agricola e l'industrializzazione promossa dallo stato a ritmo serratissimo, Stalin ammodernò l'economia e l'apparato statale istituendo il più efficace strumento che mai si fosse visto nella storia russa per controllare le vite degli operai e dei contadini. I mezzi per la diffusione delle notizie tra le masse vennero impiegati per diffondere una sola ed esclusiva verità che, pur potendo improvvisamente mutare da un giorno all'altro, aveva sempre un carattere impegnativo e perentorio per tutti i sudditi sovietici. Questa verità era rivelata dal capo onnisciente ossia Stalin, la cui immagine, resa sempre più simile a quella di un dio, era venerata ogni giorno davanti agli occhi di tutti. Il culmine dell'accentramento dei poteri nelle mani dell'autocrate fu raggiunto con le grandi purghe ossia l'assassinio di molti dirigenti sovietici nel periodo 1936-1938.
Il regime di Stalin era totalitario per tre aspetti d'importanza fondamentale che distinguono il totalitarismo dalla dittatura: mentre la dittatura esercita un potere negativo dicendo ai sudditi che cosa non debbono fare o dire, il totalitarismo attua anche un potere positivo prescrivendo che cosa i sudditi debbono fare, dire e pensare. La dittatura suole distinguere tra vita pubblica e vita privata esigendo fedeltà solo nell'àmbito della prima; il totalitarismo non riconosce simili distinzioni investendo l'intera vita dei sudditi. La dittatura è spietata per quel che riguarda il potere politico ma ammette un àmbito della vita morale da non invadere; per i totalitari invece l'unico criterio morale è la sottomissione al volere del capo.
La polizia dell'Unione Sovietica svolgeva numerose attività. La polizia in uniforme corrispondente a quella degli altri stati moderni costituiva la milizia; altri grandi reparti di polizia indipendenti dal comando dell'esercito regolare avevano tuttavia armi moderne, compresi carri armati e aerei. Uno di questi reparti era formato dalle Guardie di frontiera che vigilavano i confini sovietici contro il contrabbando, gl'ingressi ed espatri non autorizzati. Altre truppe formavano il reparto di sicurezza ossia un corpo speciale di formazione politica scelta dipendente dal ministero dell'Interno o dal ministero della Sicurezza di Stato. A questo corpo speciale erano affidati il controspionaggio e lo spionaggio con una rete di agenti che controllavano tutte le grandi istituzioni della nazione, le fabbriche, i centri ferroviari, gli uffici governativi centrali e locali.
Gli ufficiali di questo corpo speciale avevano il compito di controllare segretamente la condotta dei militari di qualsiasi grado e di arruolare informatori. I danni che derivavano al morale e all'efficienza dell'esercito erano considerati necessari per garantire al regime totalitario il completo controllo sui propri soldati. Sempre questo corpo aveva il compito di scoprire qualsiasi attività contraria al regime, conoscere le opinioni della gente, persino su argomenti estranei alla politica, indirizzare tutte le attività secondo schemi preordinati. Non si poteva fare alcunché all'insaputa o senza l'approvazione della polizia. Sarebbe stato impossibile costituire una società per caccia alle farfalle escludendo la presenza di agenti che dovevano riferire sul comportamento dei soci.
La polizia era effettivamente lo strumento di polverizzazione della società, tipica dei governi totalitari: ogni individuo doveva essere isolato, doveva trovarsi solo davanti al potere immenso dello stato e i suoi rapporti con gli altri individui della comunità potevano avvenire esclusivamente nell'ambito di organizzazioni promosse dallo stato per fini politici generali. La polizia disponeva anche di risorse economiche autonome, di un proprio territorio statale nell'àmbito dello stato, particolarmente nelle lontane regioni forestali e minerarie, dove enormi contingenti di manodopera formata da prigionieri politici lavoravano in condizioni che avrebbero reso impossibile l'impiego di lavoratori liberi senza il ricorso a salari elevati e antieconomici. Nel 1954 il reparto di sicurezza diventò dipendente dal Comitato di stato per la sicurezza ossia KGB.
Al principio del decennio 1930-1940 l'ondata di collettivizzazione delle terre era terminata in un compromesso. I contadini, benché non potessero esimersi dall'obbligo di far parte delle fattorie collettive, avrebbero potuto d'allora in poi conservare un piccolo podere, vicino casa, ove era consentito produrre quanto bastava al fabbisogno familiare. Inoltre, dopo la consegna all'ammasso delle quote fissate, i contadini erano autorizzati a trattenere l'eccedenze per il proprio consumo e per la vendita al mercato libero. Quei poderi assolvevano un compito importante nell'economia agricola poiché su di essi viveva circa metà del bestiame dell'Unione Sovietica, dopo la seconda guerra mondiale: in quegli anni il partito cercò d'indurre i contadini a impegnarsi maggiormente nelle fattorie collettive ossia kolchoz.
Le contrastanti esigenze di lavoro delle fattorie collettive e dei poderi ricordavano il contrasto tra l'esigenze dei latifondisti e quelle dei contadini piccoli proprietari nel periodo del servaggio in Russia prima del 1861. Nel 1967 la quantità di fattorie collettive dei contadini era diminuita notevolmente. Le difficoltà dell'agricoltura sovietica rimasero insolute. Teoricamente si sarebbe potuta incrementare la produzione consentendo la proprietà individuale e il libero mercato ma questo sarebbe stato capitalismo e si doveva respingere per ragioni di principio. I contadini non potevano diventare imprenditori né potevano avere un salario come gli operai dell'industria: i contadini salariati erano solo quelli delle fattorie di stato ossia sovchoz. Il bilancio dello stato non poteva garantire salari e assicurazioni sociali ai contadini delle fattorie collettive.
WIKIPEDIA

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