Nell’articolazione entrano in gioco altre strutture, come la membrana sinoviale, una specie di rivestimento delle superficie che ha funzione trofica, cioè di nutrimento e di lubrificazione. Muscoli e tendini intervengono a flettere ed estendere le articolazioni, cioè producono il vero movimento delle strutture ossee, inserendosi su di esse attraverso quelle strutture fibrose a mò di corde che sono i tendini. I tendini, cioè, sono le ultime porzioni con cui finisce un muscolo e, per così dire, servono a “tirare” l’osso, quando il muscolo di contrae, generando movimento. A parte la sinoviale o membrana sinoviale, esiste nell’articolazione, classicamente, una capsula articolare, cioè una specie di manicotto che protegge le estremità ossee e ne consente la stabilizzazione. Il liquido protegge e lubrifica l’articolazione, nutrendo la cartilagine.
Il dolore articolare.
Il dolore articolare è quello che si manifesta nell’uso dell’articolazione, durante e dopo lo svolgimento delle attività fisiche ma anche per semplici gesti quotidiani come salire qualche rampa di scale o se forziamo il gomito nello svitare un barattolo dal coperto serrato. Le persone che soffrono di dolori articolari talora lamentano un’eccessiva rigidità articolare, specie al mattino, appena svegliate ed una minore mobilità nelle attività quotidiane. Per altre persone il dolore articolare può essere così intenso da impedire il normale svolgersi delle attività quotidiane, tanto da costringerle a cambiare perfino attività. In questi soggetti la cartilagine articolare, per esempio, quella del ginocchio, è completamente distrutta, mentre in genere essa è in grado di svolgere funzioni importanti, come quella di dare solidità e sostegno all’articolazione in genere, e di autorigenerarsi. La sua usura, infatti, crea problemi di movimento ed instabilità.
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Chi è più soggetto a dolori?
Si tratta delle persone anziane, ma già a partire da 50 anni la patologia si può manifestare, anche se è assai rara ai 40 anni. Le donne, dopo la menopausa, ne sono colpite in maniera eclatante, più degli uomini e soprattutto le donne obese e gli obesi in genere, perché il peso che scarica sul ginocchio causa danno maggiore da compressione e sollecitazione. Lo stesso dicasi per chi ha subito degli eventi traumatici o lesioni (es. frattura del ginocchio, del piatto tibiale, dell’epifisi del femore, dei condili ecc.). Coloro i quali hanno avuto in famiglia dei casi di artrite o artrosi, per cui è importante la componente genetica; per esempio ammalano di artrosi madre e figlia. Ancora chi pratica sport agonistico, essendo predisposto alle sollecitazioni intense, è anche predisposto a logoramento accentuato delle superfici articolari-
E’ opportuno, per prevenire il dolore articolare:
- perdere peso se siamo obesi, perché scaricare un ginocchio alterato è importante;
- praticare una moderata attività fisica, quale passeggiate in piano di buon passo (è sufficiente una 40 di minuti al giorno, cosa assai utile anche per il diabete, se possibile il nuoto che consente al ginocchio di lavorare in scarico e la bicicletta, per quelli che non hanno già in atto la gonartrosi. In tutti i casi vanno evitati sports come il calcio ed il salto, perché questi sovraccaricano l’articolazione del ginocchio o, peggio, lo stepper (!!) e la discesa.
Se dobbiamo trattare il dolore, ricordiamoci che i farmaci per la cura dell’artrosi sono solo delle cure palliative e sintomatiche, cioè danno un sollievo limitato nel tempo e causano grossi problemi allo stomaco, quali ulcere e gastriti. In genere si impiegano, per via orale il paracetamolo, da solo o associato a codeina oppure ibuprofene, naproxene, nimesulide e altri. Meno utilizzatì i Coxib, specie nei cardiopatici. Per via parenterale si impiegano anche i cortisonici o si fanno infiltrazioni di cortisone e di acido ialuronico ma non tutti gli specialisti di ortopedia sono d’accordo su quest’ultimo trattamento.
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