venerdì 25 ottobre 2013

CHARLES ROBERT DARWIN

Charles Robert Darwin è il massimo teorico dell'evoluzione delle specie viventi, la sua opera suscitò grande interesse nella comunità scientifica, ma anche scandalo e aspre critiche in una società e una cultura largamente influenzata dalla religione che, in base al dettato biblico, sosteneva il creazionismo, secondo cui le specie viventi sono state create così come sono e l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio.
VITA E ATTIVITÀ
Di famiglia agiata, il nonno paterno, Erasmus, fu un famoso naturalista. Avviato agli studi medici a Edimburgo, non li portò a termine, entrando quindi al Christ's College di Cambridge (1828) per intraprendere la carriera ecclesiastica. L'incontro con il botanico J. S. Henslow e con il geologo A. Sedgwick rafforzò il suo interesse per la storia naturale, in particolare per la geologia.  Fu Henslow a proporlo quale naturalista sul brigantino Beagle che doveva compiere la circumnavigazione del globo per motivi scientifici e di rilevazione cartografica. I cinque anni di viaggi (27 dic. 1831-2 ott. 1836) di cui abbiamo un ampio resoconto nel suo Journal of researches (1839; 3a ed. def., 1860, dal titolo A naturalist's voyage round the world) -, lo portarono a visitare le isole di Capo Verde, il Brasile, la Patagonia, laTerra del Fuoco, le coste del Cile e del Perù, l'arcipelago delle Galápagos e le isole coralline dell'Oceano Indiano. Le osservazioni relative ai fossili della pampa e alla distribuzione geografica degli animali (soprattutto nelle Galápagos), saranno decisive nel determinare il suo passaggio a una concezione evoluzionistica. Tornato in Inghilterra, rifacendosi agli studi del geologo Ch. Lyell elaborò in The structure and distribution of coral reef (1842) la teoria delle scogliere coralline. Nel 1837 mise mano al suo primo quaderno sulla "trasmutazione" delle specie. Muovendosi in un'ottica già evoluzionistica, D. concentrò la propria attenzione sulle cause delle trasformazioni. Un ruolo determinante nell'indirizzarlo a quella che sarà la spiegazione definitiva, elaborata poi nel corso di un ventennio, furono la riflessione sulle attività di ibridazione e selezione degli allevatori e floricultori per migliorare le razze, allo scopo di ottenere diverse varietà della stessa specie - il che gli suggerirà la centralità anche in natura della selezione -, e la lettura dell'Essay on principle of population di Th. R. Malthus, che lo porterà all'intuizione della lotta per l'esistenza quale principio della selezione naturale. L'evoluzione veniva intesa, quindi, come il risultato di una selezione delle variazioni vantaggiose nella lotta per l'esistenza (struggle of life). Successivamente D. pervenne alla formulazione di un altro concetto chiave, quello della divergenza dei caratteri, secondo il quale tendono a essere selezionate soprattutto quelle varietà che più divergono dal tipo parentale, essendo in grado di occupare i posti più diversi, nuovi e meno sfruttati nell'economia naturale. Nel 1856, pose mano a una estesa e sistematica esposizione delle sue idee, per giungere alla pubblicazione (1859) del celebre volume On the origin of species; in esso D. affrontò le cause dell'evoluzione (variazioni, lotta per l'esistenza, selezione naturale, divergenza dei caratteri), fornendone quindi le prove (geografiche, geologiche, morfologiche, embriologiche). Il problema dell'origine dell'uomo fu svolto invece nel volume The descent of manand selection in relation to sex (1871) nel quale sostenne che anche la specie umana è il risultato di una trasformazione e deriva pertanto per selezione da specie precedenti. Nel 1868, intanto, era tornato sul tema delle variazioni degli animali e delle piante in domesticazione, con uno studio in cui discuteva ampiamente l'ipotesi, appena avanzata nell'Origine, della pangenesi. Pubblicò poi altri studi, tra cui La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico (1868), L'origine dell'uomo e la selezione sessuale (1871) eL'espressione delle emozioni negli animali e nell'uomo (1872).
TRECCANI

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