venerdì 25 ottobre 2013

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

La guerra civile spagnola (nota in Italia anche semplicemente come guerra di Spagna)[1], fu un conflitto combattuto dal luglio 1936all'aprile 1939 fra i nazionalisti noti come Nacionales, autori del colpo di stato ai danni della seconda repubblica spagnola, ed iRepublicanos composti da truppe fedeli al governo repubblicano, guidato dal Fronte Popolare di ispirazione marxista.
La guerra, che portò il crollo della repubblica, segnò l'inizio della dittatura del il generale Francisco Franco (il cosiddetto franchismo), che manifestava grande interesse per l'ideologia del fascismo, grazie anche ai consistenti aiuti da parte della Germania nazista e dell'Italia fascista.
Essa viene ritenuta il banco di prova dello scontro che avrebbe di lì a poco contrapposto le dittature nazi-fasciste alla dittatura comunista dell'Unione Sovietica e ai paesi democratici dell'occidente: la seconda guerra mondiale.
Da tempo, soprattutto i carlisti della Comuniòn Tradicionalista, il movimento di estrema destra, cattolico e monarchico, seguaci della linea dinastica originatasi da Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna, fratello del Re Ferdinando VII, morto senza figli maschi, si preparavano per la guerra civile ed avevano la loro roccaforte storica nella Navarra.[senza fonte]
Intanto, da Pamplona, capitale della Navarra carlista, il generale di brigata Emilio Mola, che comandava la locale guarnigione, si impegnò con successo all'unificazione di tutte le componenti della cospirazione nazionale e in particolare a convincere i carlisti a insorgere unitamente alle Forze Armate. La festa di San Fermín, che si svolge a Pamplona dal 7 al 14 luglio e si caratterizza per le sfrenate corse dei tori nelle vie della città, in mezzo ai "sanfermines" che si conclude nell'ingresso alla Plaza de Toros, fu l'ideale occasione di copertura della cospirazione che assunse il nome di Alzamiento nacional. Il piano per il colpo di Stato era stato fissato dal Generale Mola, chiamato "El Director". Gli epicentri della rivolta erano la Navarra con i Requetés, cioè la milizia carlista, all'estremo nord e i territori del Marocco spagnolo, dove era insediato il Tercio de los Extranjeros, cioè la Legione Straniera, la forza d'élite dell'Esercito oltre alle truppe indigene denominate "Regulares", a capo delle quali si sarebbe posto il generale Francisco Franco, Governatore militare delle Canarie e già capo di Stato maggiore generale.
Tra il 12 luglio e il 13 luglio 1936 ci furono il sequestro e l'uccisione del leader dell'opposizione monarchica José Calvo Sotelo, messa in atto da alcuni ufficiali di polizia di simpatie socialiste come ritorsione per l'omicidio dell'ufficiale di polizia José Castillo, simpatizzante socialista e membro di un'organizzazione antifascista per militari. José Castillo era responsabile dell'uccisione del marchese di Heredia, cugino dello stesso José Antonio Primo de Rivera. Le forze conservatrici e nazionaliste insorsero contro il governo del Fronte Popolare eletto qualche mese prima. In realtà la coincidenza è abbastanza casuale. La decisione del colpo di stato e della rivolta antidemocratica era presa da tempo. L'insurrezione partì dalla sollevazione delle truppe di stanza nel Marocco spagnolo. I nazionalisti speravano di ottenere rapidamente il controllo della capitale Madrid e delle principali città spagnole. SivigliaPamplonaLa CoruñaCadiceJerez de la FronteraCordovaSaragozza e Oviedo caddero tutte sotto il controllo degli insorti, diversamente da Barcellona e Madrid (anche per la mobilitazione collettiva della cittadinanza e delle improvvisate milizie volontarie che riuscirono a contenere gli insorti). A causa di ciò, il moto golpista si trasformò in una lunga guerra civile.
I capi della sollevazione armata furono i generali Francisco FrancoEmilio MolaGonzalo Queipo de Llano e José Enrique Varela, i noti cuatro generales. Il navarrese e carlista generale José Sanjurjo fu il leader incontestato del sollevamento militare, ma rimase ucciso tre giorni dopo l'inizio della rivolta in un incidente aereo che qualcuno ritiene provocato da un attentato dinamitardo, il 20 luglio 1936, mentre si recava in Spagna per prendere il controllo delle forze insorte. Francisco Franco, al comando delle truppe ammutinate di stanza in Africa e dei legionari del Tercio, prese la guida delle forze nazionaliste del sud della Spagna, il generale Emilio Mola di quelle del Nord. Dopo la morte nel 1937 di quest'ultimo, Francisco Franco rimase il comandante indiscusso di tutti i nazionalisti e gestì gli eventi in modo tale che alla fine della guerra non ci sarebbe stata opposizione interna a un suo governo dittatoriale.
I partecipanti attivi nella guerra civile coprivano l'intero arco delle posizioni politiche e ideologiche dell'epoca. Le file nazionaliste comprendevano i fascisti della Falange, i carlisti e i monarchici legittimisti, i nazionalisti spagnoli, la maggior parte dei conservatori e delle forze politiche reazionarie e la parte preponderante del clero cattolico. Appartenevano allo schieramento repubblicano i repubblicani propriamente detti, la maggioranza dei liberali,[senza fonte] gli autonomisti Baschicatalani e asturiani[senza fonte], e Catalani[senza fonte], i socialisti, i comunisti, gli anarchici di varie ideologie e "Trotzkyisti" del POUM, definiti così dalla stampa dell'epoca (seppur con Lev Trockij non avessero il minimo legame), a motivo delle posizioni di comunismo dissidente, rivoluzionario e antistalinista, non allineate sulle posizioni di Mosca. I combattenti più efficienti, organizzati e motivati erano, in campo nazionalista, i Requetés carlisti, i legionari e i Regulares, le truppe coloniali marocchine; in campo repubblicano, anarchici e comunisti antistalinisti.
Dal punto di vista sociale, i nazionalisti comprendevano la maggioranza dei cattolici praticanti di qualsiasi ceto sociale e del clero (eccettuate la Catalogna e le regioni basche della Guipùzcoa e, soprattutto, della Vizcaya, mentre le altre due province basche, la Navarra e l'Alava si schierarono immediatamente con i nazionalisti), importanti elementi dell'esercito, gran parte dei grandi proprietari terrieri, dei latifondisti e dell'alta borghesia imprenditoriale e capitalista. I repubblicani erano composti dalle masse operaie urbane, dalle classi contadine e da una parte del ceto medio istruito anti-cattolico, dalla massoneria, da numerosi intellettuali e dai cattolici baschi.
Una delle motivazioni principali sostenute all'epoca dalla propaganda nazionalista fu quella di contrastare l'anticlericalismo del regime repubblicano, in cui cresceva il carattere rivoluzionario, e di difendere la Chiesa cattolica, che era stata colpita per il suo esplicito appoggio alla monarchia e allo status quo e che molti, da parte repubblicana, ritenevano come il principale alleato della restaurazione conservatrice, complice delle spinte reazionarie e repressive di monarchici e conservatori.[senza fonte]
Alle truppe nazionaliste, ben armate e organizzate, col valido ausilio della legione straniera spagnola e dei soldati marocchini si opposero parte delle forze armate, la maggioranza dei carabinerosinsieme a lavoratori e cittadini inermi e disarmati. Quando i legionari occupavano un territorio si abbandonavano a stragi della popolazione civile. A Siviglia fu compiuto un massacro: tutti gli uomini dell'intero quartiere di San Julian furono trucidati a colpi di baionette, mentre il quartiere di Triana fu raso al suolo a cannonate. La liquidazione fisica degli avversari o anche di chi semplicemente non era schierato fu sistematica. Solo dopo molti anni, il governo guidato dal socialista Zapatero ha dato il via ad una campagna di scavi, che ha portato alla scoperta di migliaia di fosse comuni con resti di decine di migliaia di persone trucidate dai franchisti. Anche i miliziani repubblicani compirono fatti di sangue nei confronti della popolazione e dei religiosi.
Il numero delle vittime è stato a lungo dibattuto, con stime che vanno dalle 500.000 ad un milione di persone uccise dalla guerra. Ángel David Martín Rubio, specialista di storia spagnola, in particolare del periodo della Repubblica, della Guerra civile e del dopoguerra, ha effettuato uno studio minuzioso sull'ammontare complessivo delle vittime della Guerra civile[37]. Secondo tale studio, il numero dei caduti dell'esercito repubblicano è di 71.038 morti, di cui 57.332 di nazionalità spagnola e 13.706 di nazionalità straniera. Tra le file dei nazionalisti si sono avuti 68.551 morti, di cui 56.444 combattenti spagnoli e 12.107 stranieri. 20.646 sono morti per bombardamenti e incidenti. Inoltre, nel corso della guerra, si è avuto un numero stimato di altri 110.000 morti per le repressioni. Il totale ammonta a circa 270.000 morti, su una popolazione complessiva stimata nel 1935 a 24.578.000 abitanti.
Sono conseguenti, però, alle vicende della Guerra civile, la soppressione di circa 30.000 dissidenti da parte dei nazionalisti, e altri 2.641 morti in azioni di guerrilla (di cui 339 membri delle forze dell'ordine) nell'immediato dopoguerra. Decine di miglia furono gli spagnoli costretti ad espatriare e a vivere come esuli per evitare la violenza dei franchisti. Migliaia furono i licenziati, arrestati, perseguitati[38]. Molti artisti ed intellettuali spagnoli furono uccisi dai nazionalisti, come Federico Garcia Lorca, o dai repubblicani, come Ramiro de Maeztu e Ramiro Ledesma Ramos. Gran parte della Generazione spagnola del 1927 fu costretta all'esilio. Picasso, Mirò, Bunuel, Rafael Alberti e molti altri intellettuali e artisti spagnoli, sostenitori della democrazia furono costretti ad anni di esilio e perseguitati dal franchismo. L'economia spagnola richiese decenni per recuperare i danni provocati dal conflitto e dall'isolamento cui la condannò la successiva dittatura (vedi Miracolo spagnolo).
La Valle de los Caídos ("Valle dei Caduti") è una basilica sotterranea fatta costruire tra il 1940 ed il 1958 col lavoro forzato degli oppositori politici dal governo spagnolo nella valle della Sierra de Guadarrama, per onorare tutti i morti, sia repubblicani che falangisti, caduti durante la guerra civile. In realtà mentre i franchisti hanno una sepoltura onorevole, i combattenti repubblicani sono sepolti in fosse comuni.
Le salme di 33.872 caduti trovano sepoltura all'interno della basilica (vi si trovano anche quelle dei volontari italiani, sia fascisti che antifascisti, oltre che quella del fondatore della Falange Antonio Primo de Rivera). Con la costruzione di questo monumento, il governo spagnolo tentò di dimostrare una volontà politica di pacificazione nazionale, onorando tutti i caduti, da qualunque parte essi avessero combattuto.
Tradizionalmente, il 20 novembre, in occasione dell'anniversario della morte di Franco, veniva celebrata una messa in sua memoria. Dal 2004 tale commemorazione è stata annullata. Il 16 ottobre 2007, la Commissione costituzionale del Congresso spagnolo ha approvato un progetto di legge sulla memoria storica, che comprende un articolo sulla Valle dei Caduti. Questo articolo è passato con il sostegno di tutti i partiti politici, ed è un regolamento per depoliticizzare la valle, e renderla esclusivamente un luogo di culto.
Oltre alle numerose vittime, la vittoria franchista ha determinato un imponente fenomeno di emigrazione di massa degli aderenti alla Repubblica e/o ex-combattenti nelle file repubblicane. Tuttavia, tale fenomeno, stimato in circa 500.000 fuorusciti, in molti casi ebbe carattere di evacuazione temporanea. Detratti i ritorni, il saldo finale di circa 200.000 esiliati è comunemente accettato dagli autori che si sono specificamente occupati del fenomeno in questione.
WIKIPEDIA

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