lunedì 25 marzo 2013

LA NICCHIA ECOLOGICA

Ciascuna specie, sia animale sia vegetale, è caratterizzata da una sua propria nicchia ecologica, che ne esprime sia il modo di vita sia la posizione funzionale nell'ecosistema. Definiscono la nicchia ecologica fattori quali lo spazio abitato, la natura del cibo e le modalità adottate per procurarlo, gli schemi di attività stagionale e giornaliera, il grado di tolleranza alle variazioni dei fattori ambientali, le relazioni con l'ambiente fisico e con gli altri organismi e in pratica tutti gli aspetti validi a caratterizzare ecologicamente un organismo. In pratica, però, è più facile definire la nicchia ecologica concettualmente che descriverla in dettaglio per una singola specie; infatti mentre i limiti di tolleranza a diversi fattori ambientali fisico-chimici di una certa specie sono individuabili con relativa facilità, non altrettanto avviene per i suoi rapporti sinecologici, eccettuata forse la posizione trofica nell'ecosistema, cioè se una specie è produttrice o consumatrice di energia e, nel secondo caso, di quale livello; ma anche in questo caso non è spesso possibile conoscere l'intera rete di relazioni trofiche stabilite da quella specie. Per via di questa difficoltà, si parla talvolta di nicchia trofica o alimentare, di nicchia spaziale, ecc., con riferimento limitato alle relazioni ecologiche che coinvolgono particolari aspetti della nicchia. Si usa spesso distinguere la nicchia fondamentale, che rappresenta il ruolo potenziale di una specie nella comunità, dalla nicchia reale, che ne rappresenta il ruolo effettivo. Questo perché tutte le specie che compongono una comunità si influenzano e si limitano reciprocamente, sia attraverso relazioni dirette che indirette e la competizione interspecifica è uno dei principali fattori limitanti la possibilità che la nicchia fondamentale di una certa specie coincida con la sua nicchia reale. Infatti, almeno in molti casi e sperimentalmente, sembra confermato il principio di Gause o di esclusione competitiva, in base al quale due specie con esigenze ecologiche identiche, che cioè utilizzano contemporaneamente le stesse risorse con le stesse modalità, e che quindi hanno la stessa nicchia ecologica, non possono convivere. Il principio di esclusione competitiva è una generalizzazione del risultato di classici esperimenti di allevamento congiunto di specie con esigenze simili: di due popolazioni dei CilioforiParamecium caudatum e Paramecium aurelia, confinate nello stesso contenitore e alimentate con quantità discrete di nutrimento, una prima o poi soccombe e lo stesso avviene, per esempio, per i coleotteri della farina di genere Tribolium. Va da sé che il principio di esclusione competitiva non viene verificato nei casi in cui le risorse sono sovrabbondanti, perché in questo caso non sussistono le condizioni per l'esistenza della competizione. Per ovviare alla competizione, alcune specie assumono qualche grado di specializzazione ecologica, cosa che comporta un restringimento della loro nicchia, ma permette la convivenza di un numero maggiore di specie. La specializzazione, se riguarda il cibo, può essere rappresentata dal tipo di alimento, dalla modalità di assumerlo e dal luogo di alimentazione; per esempio, varie specie di cince (genereParus) si nutrono di insetti sugli stessi alberi, ma svolgono la loro attività ad altezze diverse e predano insetti di dimensioni diverse, minimizzando così la competizione; tuttavia, in assenza di una o più di esse, le altre possono ridistribuirsi lo spazio libero e utilizzarne l'alimento; diverse specie di picchi di genere Dendrocoposriducono la competizione scovando gli insetti di cui si nutrono quale sui tronchi, quale sui grossi rami e quale sui rami sottili; il cormorano Phalacrocorax carbo cattura i pesci poco sotto la superficie del mare, mentre, nelle medesime aree di pesca, il congenerico Phalacrocorax aristotelis li cattura presso il fondo; tre specie di Icneumonidi americani di genere Rhyssa, che parassitano le larve di Tremex columba, possiedono ovopositori di diversa lunghezza con i quali depongono le uova ciascuna specie nelle larve che si trovano a una determinata profondità dei legni morti in cui scavano gallerie. Ma accanto alle specie specializzate, dette anche specialiste, esiste anche un certo numero di specie cosiddette generiche, che hanno una più ampia valenza ecologica; accanto alle numerose specie di insetti che si nutrono di particolari tessuti di singole specie di piante, dei quali possono perforare e suggere il contenuto cellulare o masticarlo e digerirne la cellulosa per mezzo di simbionti intestinali, per esempio, esistono altri insetti in grado di nutrirsi indifferentemente di diverse parti delle stesse e di altre piante e non ne digeriscono la cellulosa. Gli specialisti sono in genere avvantaggiati nella competizione con i generici per lo sfruttamento delle poche risorse che utilizzano, ma se queste vengono a mancare sono probabilmente destinati a perdere la competizione. Poiché fattori storici ed ecologici limitano la distribuzione degli organismi viventi, in regioni diverse possono esistere organismi, pur non strettamente imparentati, con nicchie ecologiche simili, che cioè svolgono analoghi ruoli ecologici. Un esempio di questo è dato dai grandi erbivori, consumatori primari presenti in tutto il mondo, rappresentati dal bisonte e dall'antilocapra nelle praterie nordamericane, dalla saiga e dagli asini selvatici nelle steppe eurasiatiche, dalle zebre e dalle antilopi nelle savane africane e dai grandi canguri nelle praterie australiane; a queste specie si dà il nome di equivalenti ecologici. Analogamente, alcune specie di pappagalli della Nuova Guinea, piuttosto atipiche, sono gli equivalenti ecologici dei picchi, che in quella regione mancano, e l'alca, un uccello marino dell'emisfero settentrionale estintosi verso la metà del sec. XIX, lo era dei pinguini, esclusivi dell'emisfero meridionale.
SAPERE.IT

Nessun commento:

Posta un commento