Gli anfiteatri furono fondamentalmente sede dei ludi gladiatori.
Prima della costruzione degli anfiteatri, nell’epoca repubblicana, i ludi gladiatori si svolgevano ordinariamente nel Foro, ove si innalzavano appositi palchi in legno, e più raramente nei circhi. Intorno al 53 a.C. Scribonio Curione, amico di Cesare, costruì due teatri in legno montati su perni, con i semicerchi esterni della cavee posti l’uno contro l’altro, che al termine delle rappresentazioni sceniche, venivano fatti ruotare in modo che gli estremi delle stesse cavee combaciassero fino a formare una vera e propria area ellittica, sgomberata dai palcoscenici. L’anfiteatro di Curione fu il primo impianto in legno di questo tipo.
Prima della costruzione degli anfiteatri, nell’epoca repubblicana, i ludi gladiatori si svolgevano ordinariamente nel Foro, ove si innalzavano appositi palchi in legno, e più raramente nei circhi. Intorno al 53 a.C. Scribonio Curione, amico di Cesare, costruì due teatri in legno montati su perni, con i semicerchi esterni della cavee posti l’uno contro l’altro, che al termine delle rappresentazioni sceniche, venivano fatti ruotare in modo che gli estremi delle stesse cavee combaciassero fino a formare una vera e propria area ellittica, sgomberata dai palcoscenici. L’anfiteatro di Curione fu il primo impianto in legno di questo tipo.
I più antichi esempi di anfiteatri in muratura si trovano a Pompei e a Pozzuoli (età sillana): infatti la costruzione di edifici da spettacolo stabili aveva sempre incontrato a Roma l’ostilità della parte più conservatrice dell’aristocrazia. Il primo anfiteatro in pietra fu costruito a Roma nel 29 a.C. da Statilio Tauro. Esso, però, andò distrutto nell’incendio neroniano; e così, alcuni anni dopo, Vespasiano costruì quello che fu il più grande anfiteatro del mondo romano, l’Anfiteatro Flavio.
Questo sorse nella valle compresa tra Palatino, Esquilino e Celio, dove precedentemente si trovava lo stagno della Domus Aurea neroniana, e fu inaugurato da Tito nell’80 d.C. La denominazione di Colosseo deriva forse dalla vicinanza all’edificio della statua del Colosso di Nerone.
L’altezza esterna del monumento misurava circa 50 metri; il diametro maggiore dell’ellissi era di 188 metri, il minore di 156. L’anello esterno, interamente in travertino, si sviluppava in altezza su tre piani sovrapposti, costituiti da arcate inquadrate da semicolonne tuscaniche, ioniche e corinzie. Un quarto piano presentava lesene corinzie, che inquadravano spazi nei quali, alternativamente, si affacciavano finestre. Il cornicione presentava dei fori in cui passavano i pali che sostenevano il velario a spicchi, il quale serviva per riparare dal sole gli spettatori.
La cavea si componeva di tre ordini di sedili, inframmezzati da due pianerottoli, coronati a loro volta da un ambulacro coperto. I primi gradini non si elevavano direttamente sull’arena ma su un alto podio, per riparare gli spettatori dagli assalti delle fiere. I personaggi di riguardo avevano seggi speciali o palchi sontuosi, con ingressi riservati alle estremità dell’asse inferiore.
Sotto l’arena fu costruito da Domiziano un complesso sistema di impianti sotterranei che servivano per far uscire le fiere e per sollevare complicati macchinari. L’anfiteatro Flavio poteva contenere fino a 45000 spettatori. Con il prevalere del Cristianesimo, gli spettacoli che si svolgevano nell’anfiteatro persero progressivamente importanza, fino a cessare del tutto verso la metà del VI secolo d.C.
Presso l’Anfiteatro Flavio furono costruite quattro caserme gladiatorie, delle quali nel 1937 sono stati rinvenuti, tra Via Labicana e Via San Giovanni in Laterano, i resti della maggiore e cioè il cosiddetto Ludus Magnus, già noto da un frammento della pianta marmorea di Roma.
A Roma sono giunti fino a noi i resti di un altro anfiteatro, il cosiddetto Anfiteatro Castrense, che faceva parte della villa imperiale ubicata presso Porta Maggiore e che, successivamente, fu incorporato nelle Mura Aureliane.
Resti di anfiteatri sono stati ritrovati sia in alcune regioni d’Italia che in molte province dell’impero. In Italia si possono ricordare quelli di Sutri, Lucera, Venosa, Siracusa, Terni, Aosta, Pompei,Pozzuoli, Verona. Importante anche l’anfiteatro di Pola. Nella Gallia Narbonense sono famosi gli anfiteatri di Nimes e di Arles; in Spagna quelli di Merida, Italica e Tarragona; in Pannonia quelli di Carnuntum e Aquincum; in Africa quello di Thysdrus. Rari sono invece gli anfiteatri nella zona orientale dell’impero.
Il Ludus Magnus
Il Ludus Magnus è un vasto edificio con un cortile circondato da portici, nel centro del quale si trova un’arena con gradinate, che riproduce un piccolo anfiteatro per consentire l’allenamento dei gladiatori. Il collegamento con il Colosseo doveva avvenire attraverso un galleria sotterranea rinvenuta tra i due edifici. E’ interessante rilevare la sostanziale equivalenza tra l’area dell’arena del Ludus Magnus e quella del Colosseo.
Gli stadi
Lo stadio era anticamente un luogo destinato soprattutto alle gare di atletica, così denominato perché la pista in cui si svolgevano le competizioni era lunga appunto uno stadio, misura corrispondente a 600 piedi.
All’origine, in Grecia, lo stadio era una semplice area pianeggiante. Successivamente assunse la forma di un rettangolo, con uno dei lati addossati a un pendio collinare, oppure con entrambi i lati appoggiati a due pendii; da essi gli spettatori, sistemati su gradoni di pietra ricavati nella roccia oppure costruiti in terra battuta, disponevano di una visuale abbastanza ampia.
In epoca ellenistica, dal IV secolo a.C., lo stadio acquista la forma tipica di un rettangolo molto allungato, con uno dei lati corti (quello da cui avevano inizio le corse) rettilineo e con il lato opposto curvilineo. Gli stadi dietà romana sono appunto di questo tipo anche se, generalmente costruiti in pianura, hanno le gradinate sorrette da volte a arcate (come lo Stadio di Domiziano). In alcune città dell’Asia Minore entrambi i lati brevi sono a forma di emiciclo, in modo da consentire di disporre di un maggior numero di posti a sedere. La pista, in terra battuta, era delimitata da una soglia in pietra o da una zoccolatura o da un parapetto, ed era lunga 600 piedi (180 m) e larga intorno ai 200 (60 m).
A Roma i primi stadi avevano una struttura precaria. In occasione delle gare atletiche venivano infatti edificati stadi in legno smontabili dopo l’uso: tali furono lo stadio costruito da Cesare nel 46 a.C., di cui ci parla Svetonio, e quello edificato da Augusto nel 28 a.C., di cui ci dà notizia Cassio Dione. Lo stadio, come edificio pubblico, non godette nel mondo romano occidentale di grande favore, sia perché le competizioni atletiche di tipo greco non incontravano i gusti del popolo quanto le corse dei carri o i combattimenti dei gladiatori, sia perché gli stessi giochi potevano svolgersi anche nei circhi.
Il primo stadio in muratura a carattere permanente fu costruito da Domiziano nel Campo Marzio, (oggi si trova a Roma in Piazza Navona, la quale anche nella struttura attuale ne ricalca linee e dimensioni) per celebrare il Certamen Capitolino Iovi, gara quinquennale musicale, equestre e ginnica, istituita nell’86 d.C. a imitazione delle competizioni olimpioniche. I resti di un tratto del lato curvo sono visibili in Piazza di Tor Sanguigna a circa 3,50 m. sotto l’attuale livello stradale. L’edificio costituisce l’unico esempio di stadio in muratura al di fuori della Grecia e del mondo orientale. www.irreer.it
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