Alessandro Magno ingaggia una lotta contro il re persiano Dario III e segna il trionfo del mondo occidentale su quello orientale, anche se alla fine ne rimarrà conquistato. Questi, proseguendo il disegno del padre Filippo, dopo aver distrutto ed annientato Tebe, ottiene il controllo della Grecia.
L’espressione politica greca era la Lega di Corinto che non lo sostiene molto nella sua grande spedizione: gli vengono forniti 7.000 uomini e poche navi, che verranno impiegate pochissimo. Inizia l’invasione che non viene presa sul serio dal re achemenide. |
Dopo la città di Troia, tutte le altre città ioniche vengono conquistate. A Granico i macedoni ottengono la prima vittoria sui persiani, massacrando i mercenari greci fatti prigionieri. Molte città della costa si alleano ad Alessandro, ma Alicarnasso oppone resistenza e viene distrutta. L’Asia Minore è sotto il controllo macedone e viene riorganizzata secondo il modello delle satrapie.
Il condottiero greco presso Isso ottiene una nuova vittoria e la strada verso l’area siro-palestinese è aperta. Rapidamente la Siria è sottomessa e viene fatta prigioniera la famiglia reale. In Fenicia solo Tiro si oppone con una strenue resistenza durata 7 mesi, che alla fine la vede distrutta attraverso un abile stratagemma usato dallo stratega: la città di Tiro è un’isola, la sua forza è il mare; i macedoni costruiscono dei ponti che la rendono attaccabile via terra, eliminando la difesa del mare.
Successivamente sarà la volta di Gaza che dopo due mesi capitola ed apre la strada verso l’Egitto, di cui Alessandro ne rimane invaghito. Qui viene accolto come un trionfatore, in quanto la popolazione si ricordava le repressioni persiane. Rimane affascinato dalle divinità egizie e si proclama uno di queste, adottando usi e costumi locali.
Il macedone non insegue direttamente il re persiano, ma preferisce assicurarsi le spalle ed il controllo sul mare. Rifiuta costantemente le tre proposte di resa fatte da Dario III ed impedisce alla diplomazia della lega di Corinto di trattare la pace. Attraversa il Tigri e l’Eufrate e muore la moglie di Dario, prigioniera di Alessandro, a cui viene data sepoltura reale. Il re persiano offre al generale sua figlia in sposa e metà del regno, ma avviene un nuovo rifiuto.
Presso Gaugamela (Pascolo dei cammelli), vicino Arbela, in Assiria avviene lo scontro finale dei due eserciti. La disorganizzazione dell’esercito persiano viene sconfitta dall’efficienza macedone. Il re fugge ad Ectabana e virtualmente Alessandro ha vinto. Viene accolto in modo trionfante a Babilonia, di cui rimane affascinato, a Susa. Sarà poi la volta di Persepoli dopo aver annientato una resistenza di un satrapo. Ovunque mantiene la struttura amministrativa preesistente, alleggerendo la pressione fiscale, affiancando un controllo militare macedone. In questo periodo Persepoli è distrutta dalle fiamme, sembra accidentalmente o per vendicare la precedente distruzione di Atene da parte di Serse.
Alessandro si proclama re achemenide, nonché figlio di Zeus, ed introduce usanze orientali presso il suo seguito (uso della porpora achemenide, venerazione di divinità ultra-greche e della sua persona, inchino o proskynesis nei suoi confronti), suscitando il malumore dei suoi soldati, che viene comunque vinto dal suo carisma. Alessandro si dirige in Bactriana, ove Dario era tenuto prigioniero dal satrapo locale, che lo uccide. Questi viene seppellito con tutti gli onori dal macedone che offre omaggio anche alla tomba di Ciro il Grande e di Dario I. La sua egemonia si spinge in oriente, ove edifica numerose città che portano il suo nome, per controllare il territorio (Alessandria del Caucaso, Alessandria nella Dragiana, in Archosia). Nel 327 a.C. attraversa l’Hindukush e invade l’India, affrontando numerose battaglie, specialmente contro i Sogdiani, finché i suoi soldati ormai stanchi della guerra lo invitano a ritornare indietro. Una parte dell’esercito fa ritorno con l’ammiraglio Nearco che, attraverso l’Indo, giunge nel golfo Persico. Il resto dei suoi uomini è diviso in due gruppi: uno segue la costa, l’altro passa all’interno e subisce decimazioni. Nel 324 a.C. è a Susa.
Nel 323 a.C. muore ad Ectabana Efestione, il suo amante. Nello stesso anno, avvolto da immenso dolore, il grande generale macedone muore a Babilonia. In quell’anno stava progettando la conquista di Cartagine.
I suoi sudditi non si sentono dominati da uno straniero, ma mantengono la loro indipendenza. Alessandro aveva capito che il territorio era troppo vasto e gli uomini a sua disposizione erano pochi. Aveva inserito macedoni nei punti chiave dal punto di vista politico ed amministrativo. Aveva favorito la fusione tra greci ed orientali, rispettando forse anche troppo i loro usi. Questo gli provocò 4 congiure nei suoi confronti: Dragiana (330 a.C.), Marakanda (Samarcanda 328 a.C.), Bactriana (327 a.C.), Opis (324 a.C.). Era riuscito ad unificare oriente ed occidente, secondo il disegno degli achemenidi.
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