Gli studi sulle origini della cosiddetta rivoluzione neolitica concordano nel ritenere che la prima coltivazione di cereali (grano, orzo) possa essere riferita a un’area compresa tra il medio Eufrate e la Palestina e in una fase compresa tra il 12.000 e il 7500 a.C. L’insediamento in cui è documentata la più antica coltivazione di frumento e di orzo è quello di Gerico, nel N. preceramico A (10.000-8300 a.C.); è possibile tuttavia supporre che la coltivazione dei cereali fosse già iniziata nella fase precedente, protoneolitica. In questa fase e in quella successiva (N. preceramico B, 8300-7000 a.C.) si delineano comunità con forte grado di sedentarietà e di organizzazione interna (estensione degli abitati; architettura pubblica o monumentale; culto dei crani). Questo sviluppo prosegue con un autentico e profondo cambiamento: intorno al 7000 a.C. scompaiono i grandi siti del N. preceramico, mentre si manifestano, ormai in quasi tutte le aree del Vicino Oriente, culture diversificate con abitati meno pianificati, case architettonicamente meno codificate, ma con un’economia ormai nettamente produttiva basata su agricoltura e allevamento del bestiame. È in questo momento che, con l’avvenuta piena trasformazione dell’economia, si assiste a quel profondo cambiamento che identifica la vera rivoluzione neolitica: lo spezzarsi della forte coesione interna dei gruppi e il prevalere del ruolo economico delle famiglie o comunque la nascita di individualità produttive, in competizione tra loro.
Il processo di neolitizzazione dell’Europa ha una durata complessiva che in alcune aree supera i 4000 anni, nel corso dei quali si verificarono cambiamenti che vanno dalle modifiche apportate all’ambiente a quelle nell’economia, nella tecnologia, ai mutamenti nei tipi di abitato, di strutture abitative, di rapporto col territorio, allo scambio, ai rituali funerari ecc. I cambiamenti sono diversi da regione a regione e con essi varia anche la cronologia. La prima fase occupa tre millenni, dal 7000 al 4000 a.C. circa, e non interessa tutto il continente europeo e il bacino del Mediterraneo, ma soltanto alcune zone nelle quali i gruppi neolitici si affermano precocemente. Il quadro d’interazione tra questi gruppi e le popolazioni mesolitiche è complesso e porta a uno scenario in perenne cambiamento. Dal punto di vista cronologico e culturale non si può tracciare una scansione semplificata che non tenga conto dell’enorme diversità dei processi area per area. Anche se negli ultimi decenni la tendenza verso l’adozione di una terminologia cronologica e culturale uniforme per la preistoria recente e per la protostoria di tutta l’Europa e del Mediterraneo si è fatta sempre più dominante, tale obiettivo resta tuttora ben lontano. Si possono distinguere 4 grandi età, articolate al proprio interno in svariate fasi e sottofasi e queste a loro volta in numerose ‘culture’, ossia facies archeologiche: N. antico (7000-5500 a.C.), N. medio (5500-4700 a.C.), N. pieno (4700-4200 a.C.), N. recente (4200-3500 a.C.). Nel N. pieno, mentre gran parte dell’Europa appare contraddistinta da facies che in diversa misura rappresentano la continuazione di quelle del periodo precedente (Dimini in Tessaglia; Karanovo in Bulgaria; Vinča inSerbia; Stichbandkeramik e Rössen nell’Europa centrale; Vasi a Bocca Quadrata nell’Italia settentrionale; Ertebølle in Danimarca), nel resto del continente, ossia da una parte nel bacino danubiano-carpatico, dall’altra nel Mediterraneo centro-occidentale e lungo l’Atlantico, risultano più marcate le cesure rispetto a ciò che precede, più significative le innovazioni che già in qualche modo preludono all’Eneolitico e più fluida la continuità con i periodi successivi (Tripolje in Ucraina; Cucuteni e Gumelniţa in Romania; Lengyel e Tiszapolgár in Ungheria; Serra d’Alto nell’Italia meridionale; Almería in Spagna, Chassey in Francia, Windmill Hill in Gran Bretagna).
Nel N. recente cessa ovunque la continuità con la tradizione del N. medio, mentre non dappertutto si perpetuano, pur estendendosi qua e là ulteriormente, i nuovi filoni affermatisi con il periodo precedente (Tripolje, Cucuteni, Karanovo nell’Europa sud-orientale, mentre in Ungheria Bodrogkeresztúr e in SlesiaJordansmühl si ricollegano a Tiszapolgár e a Lengyel; ancora Windmill Hill, Chassey e Almería in Occidente; emanazioni di quest’ultimo ambito verso E possono considerarsi Michelsberg nel bacino del Reno e Lagozza nell’Italia settentrionale, mentre nel Meridione Diana chiaramente rappresenta una prosecuzione di Serra d’Alto). Forti processi innovativi si innescano infatti nell’Egeo (Larissa e Rakhmani in Tessaglia) e in gran parte dell’Europa centro-settentrionale, con la straordinaria diffusione della facies dei Bicchieri Imbutiformi (Trichterbecher).
Il fenomeno della neolitizzazione in Europa e in alcune regioni dell’Asia e dell’Africa accusa un ritardo in rapporto al Vicino Oriente. Sono stati proposti vari modelli per spiegare questo gradiente di neolitizzazione, riconducibili a 4 modi fondamentali, a seconda dei periodi e delle aree geografiche: per migrazione e colonizzazione (spostamento più o meno rapido di popolazioni in nuovi territori); per espansione demografica (vantaggio selettivo demografico delle popolazioni a economia agricola rispetto a quelle basate sulla caccia e pesca); per diffusione delle tecniche (attraverso contatti e scambi) e per acculturazione (trasmissione delle componenti culturali ed estetiche attraverso scambi e contatti).
treccani.it
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