I PERICOLI
La pericolosità dell'azoto liquido viene spesso sottovalutata. Si possono trovare in rete filmati che tentanto di dimostrare la sua innocuità per le persone, utilizzando poche gocce alla volta e contatti con la pelle per pochissimi secondi. Al contrario l'azoto liquido non deve mai essere sottovalutato per i seguenti fattori[1]:
- infragilimento dei contenitori; l’errata stima della temperatura di progetto di questi rispetto alle condizioni di utilizzo dell’azoto risulta essere una della principali cause di incidente.
- contatto accidentale del personale con superfici a temperature criogeniche, contatto che provoca sulla pelle lesioni del tutto simili alle ustioni (l'entità del danno aumenta con il diminuire della temperatura e con il prolungarsi della durata del contatto).
- l’ultimo rischio, ma certamente quello più elevato in termini di frequenza di accadimenti incidentali, è quello legato al pericolo di asfissia conseguente alla dispersione di azoto in ambienti confinati. È noto che l’azoto non sia "intrinsecamente" tossico o nocivo nel senso tradizionale del termine, ma un aumento della sua concentrazione, non rilevabile poiché il gas è incolore ed inodore, può causare asfissia a causa della conseguente riduzione della percentuale di ossigeno in ambiente. LE APPLICAZIONI CRIOGENICHE L'azoto è un gas molto comune in natura (compone il 78% dell'atmosfera terrestre) che ha un punto di ebollizione molto basso, a 77,35 K (-195,80 °C). Quindi se è ridotto allo stato liquido percompressione, può in seguito essere trasportato sotto pressione, e, quando è liberato, assorbe grandi quantità di calore per poter evaporare. In questo modo l'azoto liquido risulta un potente refrigerante. Per ottenere temperature inferiori a quelle dell'azoto liquido, ad esempio nei circuiti refrigeranti delle NMR (Risonanze Magnetiche) o negli acceleratori di particelle, in genere viene utilizzato l'elio liquido che raggiunge, in fase liquida, una temperatura molto vicina a quella dello zero assoluto (-273,15 °C).
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