giovedì 13 giugno 2013

I SARDI

Intorno al 1600 a.C. iniziò il lungo cammino del Popolo dei Nuraghi.
La Civiltà Nuragica nacque dall'incontro di genti mediterranee di culture diverse, sul suolo del piccolo continente sardo. Nacque in Sardegna e non in altro luogo e fu la Sardegna a dare una forma così inconfondibile alla fusione di quelle culture.
In quel periodo una serie di mutamenti provocò una profonda trasformazione nelle comunità sarde, che passarono da un modo di vivere relativamente pacifico ad uno stile di vita molto più bellicoso. Il rame, fino a quel momento poco usato in Sardegna, iniziò a circolare con maggior frequenza e gli scavi ci restituiscono una quantità di oggetti metallici di natura chiaramente guerriera, come pugnali e punte di freccia.
Il cambiamento fu profondo e investì molti aspetti della vita di quegli uomini: per questo gli archeologi hanno ipotizzato l'arrivo nell'isola di una nuova ondata di abitanti (probabilmente attratti dalle risorse minerarie dell'isola), i quali avrebbero portato nuovi modelli di vita e competenze tecniche. Anche il tipo fisico dei sardi subì diversi cambiamenti: numerosi resti ossei di quel periodo indicano la presenza di individui dalle caratteristiche somatiche di tipo più marcatamente indoeuropeo, mentre i resti ossei più antichi disegnano uomini di ceppo euroafricano.
Muta il tipo di abitazione: vengono costruiti i primi edifici fortificati, i protonuraghi. Due esempi significativi di protonuraghe sono la capanna circolare di Sa Korona di Villagreca nel Campidano di Cagliari e la capanna di forma allungata di Brunku Madugui, nella zona di Gesturi (CA).Il nuraghe
I primi veri nuraghi vengono costruiti intorno al 1500 a.C.
La parola nuraghe deriva da un'antica radice "
nur" che significa mucchio cavo.

I nuraghi sono torri tronco-coniche di pietra a base circolare costruite sovrapponendo grandi massi fra loro. L'interno della torre ha una struttura a tholos: la tholos, o falsa cupola, veniva edificata sovrapponendo file circolari di massi le une sulle altre, con i massi di una fila sporgenti leggermente verso l'interno rispetto a quelli della fila sottostante.
I nuraghi stanno in piedi, alcuni da 3500 anni, grazie a una ben calibrata distribuzione di pesi, senza che vi sia traccia di materiale cementante.
Tra i circa 7000 nuraghi esistenti in Sardegna, la maggior parte sono semplici, formati soltanto da una torre con un ingresso alla base, un unico grande vano interno, alcune nicchie scavate nell'intercapedine e una scala, anche lei scavata nell'intercape-
dine, che porta alla sommità della torre.
Ci sono anche molti nuraghi più complessi formati da più torri
raccordate a una torre centrale; hanno molte stanze, possono avere più di un piano e poi corridoi, scale e camminamenti coperti: sono le fortezze nuragiche, di arcaica bellezza e maestosa complessità come il nuraghe Losa presso Abbasanta (NU), il nuraghe Santu Antine di Torralba (SS) e il complesso Su Nuraxi di Barumini (CA) dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Praticamente tutti i nuraghi sono collocati o sulla sommità di una collina o ai margini di un altopiano, comunque in una posizione di dominio rispetto al territorio circostante. Questo elemento, insieme al carattere di fortezza, indica che il nuraghe era una costruzione fortificata a scopo di difesa.
La società 
I nuragici avevano un'unità etnico culturale molto forte, però erano organizzati in tribù e le tribù in clan. Erano pastori erranti, anche agricoltori, ma soprattutto pastori: le società pastorali sono storicamente guerriere, portate allo scontro e alla divisione più che all'unione perché il pastore ha sempre bisogno di pascoli liberi per i suoi armenti e per procurarseli entra in conflitto con i suoi vicini. Così non dovevano essere rari gli scontri fra le diverse tribù, o persino fra clan.
Un popolo di pastori dunque, organizzati in piccole comunità fortemente gerarchizzate, a capo delle quali stava un re-pastore, un capo tribù che deteneva i massimi poteri religiosi, politici e militari.

I villaggi
Il re-pastore viveva nel nuraghe, la sacra dimora fortezza e intorno al nuraghe sorgeva il villaggio. Le abitazioni dei sudditi non erano nuraghi bensì capanne a pianta circolare con alla base un muro in pietra a secco e una copertura a cono di legno e frasche o in pietra. Ancora oggi, anche se sempre di meno, i pastori costruiscono questo tipo di capanne; in sardo si chiamano pinnettas. 
L'esempio più eloquente di come doveva essere un villaggio nuragico è visibile a Barumini (CA) dove intorno alla maestosa reggia nuragica si sviluppa un complesso agglomerato di capanne, recinti e costruzioni di vario tipo. 
Queste comunità, clan e tribù, spesso in conflitto o comunque divise erano pur sempre unite dal medesimo sentire culturale, morale, religioso.
C'erano occasioni nelle quali la profonda unità spirituale
diventava anche unità politica: i santuari nuragici sono il segno di questa unità.
spazioinwind.libero.it

 

LA FISSIONE NUCLEARE

In fisica nucleare la fissione nucleare è una reazione nucleare in cui il nucleo di un elemento pesante - ad esempio uranio-235 oplutonio 239 - decade in frammenti di minori dimensioni, ovvero in nuclei di atomi a numero atomico inferiore, con emissione di una grande quantità di energia e radioattività. La fissione può avvenire spontaneamente in natura (fissione spontanea) oppure essere indotta tramite bombardamento di neutroni.
È la reazione nucleare comunemente utilizzata nei reattori nucleari e nei tipi più semplici di bombe atomiche, quali le bombe all'uranio (come quella che colpì Hiroshima) o al plutonio[1] (come quella che colpì Nagasaki). Tutte le bombe a fissione nucleare vengono militarmente etichettate come Bombe A.
STORIA
La prima fissione nucleare artificiale (cioè provocata dall'uomo) avvenne nel 1932 ad opera Ernest Walton e John Cockcroft, che accelerando protoni contro un atomo di Litio-7 riuscirono a dividere il suo nucleo in due particelle alfa (cioè due nuclei di Elio); il fenomeno era noto come splitting the atom.[2] Il 22 ottobre 1934 la prima fissione nucleare artificiale di un atomo di Uranio fu realizzata da un gruppo di fisici italiani guidati da Enrico Fermi (i cosiddetti "ragazzi di via Panisperna") mentre bombardavano dell'uranio con neutroni. Il gruppo di fisici italiani però non si accorse di ciò che era avvenuto ma ritenne invece di aver prodotto dei nuovi elementi transuranici. Alla fine del dicembre 1938, esattamente nella notte tra il 17 e il 18, due chimici nucleari tedeschi,Otto Hahn e il suo giovane assistente Fritz Strassmann, furono i primi a dimostrare sperimentalmente che un nucleo di uranio 235, qualora assorba un neutrone, può dividersi in due o più frammenti dando luogo così alla fissione del nucleo (fu la chimica Ida Noddack ad ipotizzare per prima la fissione nel 1934, mentre i fondamenti teorici si devono a Otto Frisch e a sua zia Lise Meitner). A questo punto per i chimici e fisici iniziò a prendere forma l'idea che si potesse utilizzare questo processo, costruendo dei reattori che contenessero la reazione, per produrre energia o degli ordigni nucleari (la prima bomba atomica esplose il 16 luglio 1945 nel poligono di Alamogordo, in New Mexico).
DESCRIZIONE
Nella fissione nucleare, quando un nucleo di materiale fissile (che produce fissione con neutroni di qualsiasi energia cinetica) o fissionabile (solo con neutroni di elevata energia cinetica, detti veloci) assorbe un neutrone, si fissiona producendo due o più nuclei più piccoli e un numero variabile di nuovi neutroni. Gli isotopi prodotti da tale reazione sono radioattivi in quanto posseggono un eccesso di neutroni e subiscono una catena di decadimenti beta fino ad arrivare ad una configurazione stabile. Inoltre nella fissione vengono prodotti normalmente 2 o 3 neutroni veloci liberi. L'energia complessivamente liberata dalla fissione di 1 nucleo di 235U è di 211 MeV, una quantità elevatissima data dalla formula
E=M_{U^{235}+n}~c^2- M_P~c^2
dove la prima massa è la massa del nucleo di 235U e del neutrone incidente, la seconda massa è la somma delle masse dei nuclei e dei neutroni prodotti e c è la velocità della luce nel vuoto (299.792,458 km/s). Perciò in questo fenomeno parte della massa iniziale scompare e per la conservazione della massa/energia si trasforma in energia sotto forme diverse, la maggior parte (circa 167 MeV) in energia cinetica dei frammenti pesanti prodotti della reazione. Circa 11 MeV sono trasportati via dai neutrini emessi al momento della fissione, mentre l'energia effettivamente sfruttabile come energia termica è di circa 200 MeV per ogni fissione. Per raffronto in un comune processo di combustione, l'ossidazione di un atomo di carbonio fornisce un'energia di circa 4 eV, un'energia che è meno di cinquanta milionesimi di quella prodotta nella reazione nucleare di fissione.
I nuovi neutroni prodotti possono venire assorbiti dai nuclei degli atomi di uranio 235 vicini: se ciò avviene possono produrre una nuova fissione del nucleo. Se il numero di neutroni che danno luogo a nuove fissioni è maggiore di 1 si ha una reazione a catena in cui il numero di fissioni aumenta esponenzialmente; se tale numero è uguale a 1 si ha una reazione stabile ed in tal caso si parla di massa critica. La massa critica è dunque quella concentrazione e disposizione di atomi con nuclei fissili per cui la reazione a catena si autoalimenta in maniera stabile ed il numero complessivo di neutroni presente nel sistema non varia. Se si varia tale disposizione allora il numero di neutroni assorbiti può scendere, ed in tal caso la reazione si spegne, oppure aumentare, e si ha che la reazione cresce esponenzialmente ovvero non più controllata. Per cui scrivendo:
K=\frac { \mathrm{neutroni \ presenti \ in \ una \ generazione} } { \mathrm{neutroni\ della\ generazione\ precedente} }
se la disposizione è tale che si abbia K>1 allora il numero di neutroni aumenta, se K<1 diminuisce, mentre se K=1 il numero di neutroni resta stabile e si parla di massa critica. La quantità K viene definita in fisica del reattore come il fattore di moltiplicazione effettivo ed è fondamentale nel controllo del reattore stesso.
La fissione nucleare è il procedimento su cui si basano i reattori nucleari a fissione e le bombe atomiche (o, meglio, nucleari). Se per i reattori nucleari il valore di K non deve superare mai il valore di 1 se non di una quantità bassissima (come quando si aumenta la potenza del reattore e allora si può arrivare a K = 1,005) per le armi nucleari il valore di K deve essere il più alto possibile e in tal caso si può arrivare a K=1,2.
L'uranio si trova in natura come miscela di due isotopi: 238U e 235U in rapporto di 150 a 1, dunque l'uranio 235 è solo lo 0,7% del totale dell'uranio, e solo quest'ultimo è fissile. Il processo diarricchimento consiste nell'aumentare la percentuale in massa di uranio 235U a scapito del 238U in modo da riuscire ad avere un numero di nuclei fissili sufficiente per far funzionare il reattore, in tal caso l'arricchimento varia dal 3% al 5%, o per costruire una bomba atomica, in tal caso l'arricchimento arriva fino al 90%. In una reazione, la presenza di impurità e di atomi di 238U e, nei reattori, di apposite barre di controllo che hanno lo scopo di controllare la reazione a catena, fanno sì che solo parte dei neutroni emessi venga assorbita dai nuclei di materiale fissile.
RESIDUI DELLA REAZIONE
Gli atomi con un numero di massa maggiore hanno una percentuale di neutroni rispetto al peso atomico più elevata rispetto a quelli con minor numero di massa, per cui un processo di fissione produce dei frammenti di fissione con un numero elevato di neutroni; tali isotopi per diventare stabili devono dunque presentare un decadimento beta più volte. Il tempo di decadimento di tali elementi dipende dal tipo di nucleo prodotto e può variare da pochi millisecondi fino a decine di anni. Per questo tutte le reazioni di fissione producono isotopi radioattivi alcuni dei quali rimangono attivi molto a lungo. Inoltre le reazioni di fissione dell' 235U che avvengono nei reattori nucleari avvengono in presenza di un gran numero di nuclei di 238U, questi assorbono parte dei neutroni prodotti trasformandosi in 239U (reazione di fertilizzazione) il quale in tempi rapidi decade due volte beta diventando plutonio 239 il quale ha un tempo di decadimento molto più lungo (si dimezza in 24000 anni). Per cui le reazioni di fissione producono molte sostanze radioattive estremamente nocive, ma mentre le scorie che provengono dai prodotti da fissione decadono in poche decadi, il plutonio resta radioattivo per milioni di anni.
Il decadimento radioattivo produce energia attraverso l'emissione di raggi beta (decadimento beta), e per questo è importante raffreddare le barre di combustibile nucleare dopo lo spegnimento di un reattore o quando diventano non più utilizzabili per produrre energia.[3]
Per costruire dei reattori nucleari che non producano scorie nucleari dagli anni '50 del secolo scorso si stanno studiando dei reattori a fusione nucleare, ma per ora tali reattori hanno un funzionamento non continuo (si riesce a tenere 'accesa' la reazione di fusione nucleare per tempi dell'ordine di grandezza della decina di secondi); la ricerca in questo campo tuttavia va avanti, pur fra mille dubbi sulla loro possibile realizzabilità e ipotesi di avere il primo reattore funzionante fra circa cinquanta anni[quando?]. Il reattore nucleare a fusione più promettente è quello in corso di costruzione del progetto ITER nel sito francese di Cadarache.[4]
Un altro modo per affrontare il problema della produzione del plutonio potrebbe essere quello di costruire dei reattori autofertilizzanti a neutroni veloci in cui oltre alla fissione dell'uranio 235 si fissiona pure una parte del plutonio 240 formato dalla fertilizzazione dell'uranio 238. Un consorzio italo-franco-tedesco ha realizzato il primo e per ora unico esempio di reattore veloce autofertilizzante di tipo commerciale Superphénix, refrigerato a sodio liquido. Questo progetto è stato però abbandonato a causa dei costi economici e dei problemi tecnologici nell'uso del sodio.
WIKIPEDIA

L'ANATOMIA UMANA

Il compito dell'anatomia è occuparsi della morfologia, cioè della forma e dell'organizzazione visibile, del corpo umano, dopo averlo scomposto, al fine di descrivere gli organi (anatomia normale), le loro reciproche posizioni (anatomia topografica), le variazioni che le malattie provocano negli organi e nei tessuti (anatomia patologica).

L'anatomia indaga anche le forme e le costituzioni degli esseri viventi diversi dalla specie umana, e si occupa di come l'evoluzione abbia risolto i problemi di adattamento all'ambiente in specie diverse: dalla descrizione anatomica di organi o apparati in organismi di specie differenti (anatomia comparata) è possibile partire per verificare le omologie o le analogie di strutture, ricordando che due strutture anatomiche sono omologhe quando hanno funzione diversa pur avendo origini comuni, mentre sono analoghe quando hanno somiglianza di funzione pur avendo origini del tutto diverse (per esempio, gli arti anteriori dei cetacei sono omologhi agli arti anteriori dell'uomo ma sono analoghi alle pinne dei pesci).
Questa sezione si occupa dell'anatomia normale, cioè di quella che si riscontra nella media degli esseri umani in condizioni non patologiche.

Apparati e sistemi

L'esposizione mira a fornire una visione dei diversi apparati e sistemi dell'organismo umano, in modo che il lettore possa localizzare i diversi organi e avere un'idea complessiva non solo delle strutture morfologiche e delle funzioni di ciascun organo, ma anche della sua collocazione in un apparato o sistema e delle interazioni con esso. Saranno perciò esaminati gli apparati: tegumentario, locomotore, circolatorio,respiratoriodigerentenefrourinario, il sistema endocrino, gli apparati della riproduzione, il sistema nervoso(centrale e periferico, e gli organi di senso).
Tanto il termine apparato quanto il termine sistema indicano complessi di organi che partecipano allo svolgimento di una determinata funzione; ciò che differenzia tali insiemi d'organi è il fatto di avere una derivazione dai foglietti embrionari in comune oppure no. È possibile che in realtà questa distinzione non abbia attualmente più motivo di esistere.
Ciò che invece ha ancora validità, almeno didattica, è la suddivisione in funzioni (e quindi in apparati o sistemi) attinenti alla vita di relazione (principalmente sistema nervoso e apparato locomotore; secondariamente apparato tegumentario e sistema endocrino), oppure alla vita vegetativa (apparati digerente, respiratorio, circolatorio, nefrourinario, della riproduzione, sistema endocrino; secondariamente l'apparato tegumentario). Come si vede, alcuni complessi di organi appartengono contemporaneamente all'una e all'altra categoria.
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