La città fu fondata tra la palude Mareotide (
Maryut) e il
Mar Mediterraneo, davanti all'isoletta di
Faro, a cui era collegata per mezzo dell'Eptastadio, una sorta di
diga lunga circa 1200 m che serviva anche da
acquedotto e che permise inoltre la creazione di due distinti porti. La diga e il piano di fondazione della città sono attribuiti all'
architetto Dinocrate di Rodi.
Arriano narra di come
Alessandro Magno tracciasse al suolo la pianta della città servendosi - in mancanza di altro - di
grano. L'episodio venne interpretato come segno di un futuro di ricchezza e allude al ruolo della città nell'esportazione del grano egiziano.
Alessandria doveva sostituire la precedente fondazione greca sul Delta,
Naucrati, avvenuta per concessione del
faraone Amasis. Naucrati era situata a circa 70 km nell'interno e non ebbe mai grande importanza al di fuori del suo ruolo commerciale. Alessandro volle invece che la sua città fosse fondata sulla costa, malgrado la cattiva qualità del terreno in questa zona e l'approdo non facile.
Le fonti antiche testimoniano che sarebbe stata costruita sul sito della più antica
Rakhotis e di altri cinque villaggi. Su Rakhotis manca tuttavia una documentazione esauriente. L'ipotesi è che si trattasse anche in questo caso di un semplice villaggio di pescatori, oppure che il nome, traducibile con "l'edificio" si riferisca a una costruzione greca preesistente o a un posto di guardia. Un'altra ipotesi è che il termine vada inteso invece come "il cantiere" e che costituisse il nome dato dagli Egiziani alla città di Alessandria nel momento in cui era in corso la sua costruzione.
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La Storia di Alessandria copre a grandi linee cinque periodi:
- Regno tolemaico, dalla fondazione all'arrivo dei romani (blu)
- Era romana, dall'80 a.C. all'arrivo degli arabi (verde)
- La città araba dal 641 alla conquista ottomana nel 1517 (giallo)
- Ottomana fino all'arrivo di Napoleone nel 1798 (grigio)
- La città moderna (rosso)
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Dopo la morte di Alessandro a
Babilonia nel
323 a.C., il suo corpo venne trasportato e seppellito nella città dal suo generale
Tolomeo. Durante la lunghissima spedizione in Oriente i lavori erano stati proseguiti per opera di
Cleomene. Capitale del
regno tolemaicoed erede dei traffici commerciali della
fenicia Tiro, che era stata distrutta da Alessandro durante la lotta contro l'impero
persiano, divenne rapidamente una delle città più importanti del mondo
ellenistico e più tardi una delle principali metropoli dell'antichità, seconda solo a
Roma per grandezza e ricchezza. Il suo statuto era quello delle libere città greche e mantenne la sua assemblea cittadina sino alla conquista romana. L'autonomia le fu più tardi restituita sotto
Settimio Severo.
Per tutta l'antichità rimase un prestigioso centro culturale, dando vita alla stagione dell'
alessandrinismo, grazie alle istituzioni del "Mouseion" e della celebre
Biblioteca di Alessandria. Ospitava inoltre una numerosa comunità
ebraica: fu qui che la
Bibbia venne tradotta in greco nella versione conosciuta come dei "
Septuaginta". Per tutta l'epoca ellenistica la popolazione restò suddivisa etnicamente tra
Greco-
Macedoni,
Ebrei, ed
Egiziani, con leggi e costumi differenziati. Questa divisione provocò per tutta la sua storia torbidi e disordini, iniziati già durante il regno di
Tolomeo IV Filopatore (
221-
204 a.C.).
Cesare vi soggiornò ospite della regina
Cleopatra e dopo di lui
Marco Antonio. Antonio e Cleopatra furono sconfitti da
Ottaviano nella
battaglia di Azio del
31 a.C., in seguito alla quale l'
Egitto venne annesso a
Roma, come provincia imperiale, governata ossia direttamente da incaricati dell'imperatore invece che del Senato. Questo più stretto controllo derivava probabilmente dalla grande importanza della nuova provincia nell'
approvvigionamento di grano a Roma. La città divenne pertanto sede del
praefectus Alexandreae et Aegypti, titolo che risente della soppressione della
Bulè cittadina voluta da
Ottaviano. In quest'epoca la città doveva raggiungere una popolazione di 300.000 abitanti liberi, a cui dovevano aggiungersi gli schiavi. Era la seconda città per numero d'abitanti dopo
Roma.
Con la diffusione del
Cristianesimo divenne centro dottrinario di primaria importanza: fu qui che
Atanasio condusse la sua lotta contro l'eresia
ariana, istituendo quindi il
Patriarcato di Alessandria, che ebbe grande peso nelle vicende dottrinarie dei successivi due secoli.
Il declino dell'impero romano e dunque dei commerci che arricchivano la città, sembra aver causato un generale impoverimento e la diminuzione della popolazione, con l'abbandono di alcuni quartieri alla rovina di alcuni complessi monumentali, alcuni dei quali erano stati volontariamente distrutti nelle lotte dei cristiani contro i pagani, in particolare in occasione del decreto
teodosiano del
391 ad opera del vescovo
Teofilo.
La fondazione del
Cairo nel
969 nell'area su cui sorgeva da circa tre secoli la capitale musulmana di
Fustāt fece rapidamente declinare l'importanza di Alessandria. La scoperta nel
1498 della rotta verso oriente, doppiando il
Capo di Buona Speranza, finì di rovinarne i commerci. Rimase tuttavia con
Damietta uno dei principali porti egiziani durante il periodo
mamelucco e
ottomano. Nel
1798 durante la spedizione di
Napoleone I in
Egitto, la città fu presa dai
francesi e nel
1801 dai
britannici che sconfissero i francesi nella battaglia di Alessandria, presso le rovine di
Nicopolis. Durante l'anarchia dell'ultimo periodo ottomano Alessandria si era ridotta ad una cittadina di circa 4.000 abitanti.
Il
khedivè Mehmet Ali ne favorì la rinascita facendone la sua residenza e intraprendendo una serie di lavori pubblici: fu scavato un nuovo canale di comunicazione con il
Nilo, il
Canale Mahmūdiyya, terminato nel
1820 e fu nuovamente utilizzato il porto occidentale, permettendo la crescita dell'insediamento sull'isola di
Faro e nel distretto dell'
Eptastadio.
Palazzo del Khedivè, fine XIX secolo
Come residenza dei consoli stranieri acquisì presto un carattere europeo e attrasse anche greci, ebrei e siriani. Fu minacciata dal mare nel
1827dai greci e nel
1828 da una coalizione di inglesi, francesi e russi. Le fortificazioni furono rafforzate una prima volta nel
1841 e nel
1856 fu costruita una ferrovia che la collegava con il
Cairo. L'arrivo di una flotta anglo-francese nel
1882 scatenò una rivolta e il massacro di circa 400 europei. Contemporaneamente le difese furono nuovamente rafforzate per ordine di
Orabi Pasha, ministro della guerra. L'ammiraglio britannico, sir
Frederick Beauchamp Seymour, più tardi Lord Alcester, lanciò un ultimatum e alla scadenza di questo
bombardò i forti senza tuttavia sbarcare truppe. Poiché ne seguirono altre rivolte e massacri finalmente i sudditi di S.M. britannica inviarono una spedizione militare e si impegnarono nell'occupazione dell'intero paese.
Il colpo di Stato militare egiziano del
1952 vide il colonnello
Nasser prendere il potere e il trattato anglo-egiziano del
1954 fissò i termini per il ritiro delle truppe britanniche.
La città ellenistica e romana [modifica]
La città era suddivisa in tre principali quartieri: quello ebraico nella porzione nord-orientale della città, quello di
Rakhotis verso est, occupato dagli Egiziani e il "
Brucheum, il quartiere greco o reale, che ne costituiva la parte più splendida,
L'impianto urbanistico, le mura, il porto [modifica]
Le dimensioni della città furono già in partenza più grandi della media delle città antiche: secondo alcuni autori la cinta muraria avrebbe avuto un perimetro di 15 km. Le mura furono modificate già in epoca romana e una seconda cinta più ristretta fu costruita nell'
XI secolo dal sultano
Ahmad ibn Tūlūn, riutilizzando diversi blocchi di quella più antica.
Due strade principali bordate da portici colonnati, di cui si riferisce una larghezza di circa 60 m, si incrociavano ad angolo retto nel centro cittadino, vicino al punto dove sorgeva il "Soma", il mausoleo di Alessandro e presso l'odierna
moschea di Nabī Dānyāl (Nebi Daniel, "profeta Daniele). La linea della via est-ovest, la via "Canopica" è seguita oggi dal
Boulevard de Rosette, dove sono state rinvenute tracce della pavimentazione e del canale vicino alla porta di Rosetta. Un resto consistente ne fu messo in luce nel
1899 da scavatori tedeschi all'esterno delle mura orientali, in un'area ben all'interno della città antica.
La diga dell'Eptastadio, il cui nome deriva dalla sua lunghezza di sette
stadi, collegava l'isola di Faro alla terraferma, nel punto in cui oggi si apre la "Grande piazza" con la "Porta della Luna". Il molo, che divideva i due porti occidentale e orientale, è oggi coperto dal moderno quartiere di Ras al-Tin, che occupa un istmo considerevolmente allargato.
Il porto occidentale ("di Eunostos") era ampio, ma affiancato da scogliere situate sull'asse dell'isoletta di Faro, come ci racconta
Strabone. Racchiudeva un porto più interno artificiale, il
Kibôtos("scatola rettangolare"). Oggi è stato obliterato dall'allargamento per la realizzazione del porto moderno.
Il porto orientale ("Gran Porto") era protetto dallo sperone di Lochias a Est e dalla punta dell'isola di Faro a Ovest. L'entrata nel porto era pericolosa per la ristrettezza dell'imbocco e numerose navi greco romane naufragate tra il
IV secolo a.C. e il
VII secolo d.C. sono state scoperte in questa zona. Al suo interno, l'isola di
Antirodi delineava una piccola baia detta "porto reale".
Gli altri monumenti [modifica]
I palazzi reali occupavano l'angolo nord-orientale della città, sul promontorio di Lochias che dominava il porto occidentale (nella moderna zona di Pharillon). La località è attualmente sotto il livello del mare, così come il "porto privato" e l'isola di
Antirrhodus.
Il "Grande teatro" sulla moderna collina dell'Ospedale, nei pressi della odierna stazione Ramle. L'edificio era stato utilizzato da Cesare come fortezza. Nei pressi sorgeva il tempio di
Poseidone o "tempio degli Dei Marini". Proseguendo si incontravano il "
Timonium, costruito da
Marco Antonio, e le strutture portuali. Dietro l'
Emporium sorgeva il Cesareo, dove sorgevano i due grandi
obelischi chiamati "aghi di Cleopatra", oggi trasferiti a
Londra e a
New York: il tempio fu più tardi trasformato in basilica patriarcale e i resti giacciono sotto le case moderne.
Il Ginnasio e la Palestra si trovavano nella zona orientale della città, a una certa distanza dal mare, ma la loro posizione è sconosciuta. Sconosciuta è anche la posizione del tempio di Saturno.
Il
Serapeo, dedicato al dio
Serapide, era il più famoso dei templi della città e si trovava nella parte occidentale, nel quartiere egizio di Rhakotis, nei pressi della cosiddetta "
Colonna di Pompeo", un monumento eretto sulla bassa acropoli della città in onore di
Diocleziano dopo il
297, costituito da una colossale colonna in granito alta circa 30 m.
Nei pressi, verso sud-ovest si trovano le catacombe egizio-romane di "Kom al-Shuqafa"
[3], con camere con architetture scolpite nella roccia e sarcofagi.
Gli scavi del quartiere di "Kom al-Dik" hanno rivelato un piccolo teatro di epoca romana e i resti di terme.
Il Faro e la Biblioteca [modifica]
Il celebre
Faro di Alessandria, iniziato da
Tolomeo I e completato da
Tolomeo II aveva un'altezza stimata di ben 135 m e poteva essere visto a 50 km di distanza. Le sue gigantesche proporzioni ne fecero una delle
Sette meraviglie del mondo e dal suo nome deriva il termine che designa questo tipo di installazioni. Era costituito da un alto basamento quadrangolare che ospitava le stanze degli addetti e le rampe per il trasporto del combustibile. A questo si sovrapponeva una torre ottagonale e quindi una costruzione rotonda sormontata da una statua di
Zeus o
Poseidone, più tardi sostituita da quella di
Helios. I resti della gigantesca costruzione, crollata probabilmente per un terremoto, sono oggi inglobati in un forte del
XV secolo. Numerosissimi blocchi ed elementi architettonici sono stati recuperati in mare, insieme alle colossali statue di Tolomeo II e della moglie
Arsinoe II rappresentata come
Iside.
Nell'isola sorgeva inoltre un tempio dedicato ad
Efesto.
La non meno celebre
Biblioteca di Alessandria fu istituita in epoca
tolemaica ed era grandemente celebrata per la sua ricchezza e il grande numero di opere letterarie che vi si conservavano, stimate in circa 700.000 volumi. Andò una prima volta a fuoco per colpa delle truppe romane al seguito di
Giulio Cesare. Un'altra parte (il
Serapeum) fu distrutta dal fuoco nel corso del
III secolo. Altri tumulti avvennero nel
415 e culminarono con la morte di
Ipazia donna famosa per la sua cultura e capo della scuola neoplatonica. La biblioteca venne distrutta in modo definitivo dopo la conquista islamica dell'Egitto nel
639. Nel
642 o
646, la datazione è controversa, il destino della Biblioteca di Alessandria si compì tragicamente e definitivamente. La tradizione riferisce che il secondo
califfo dell'
Islam Omar ibn al-Khattāb pronunciasse la famosa frase: "
Se il contenuto dei libri si accorda con il Corano, noi possiamo farne a meno, dal momento che il libro di Allah è più che sufficiente. Se invece contengono qualcosa di difforme, non c'è alcun bisogno di conservarli.". La parte relitta di quello che fu centro della cultura classica fu bruciata. Si dice che i rotoli furono usati come combustibile per i bagni termali di Alessandria
[senza fonte] , che, secondo
Eutichio, erano circa quattromila, e ci vollero sei mesi per bruciarli tutti
[4].
wikipedia